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Messina Denaro, la compagna del prestanome: “Non sapevo nulla, ma come faceva a dirgli di no”

Le rivelazioni di Rosa Leone, sconvolta che Andrea Bonafede fosse amico del boss

La cattura di Matteo Messina Denaro fa deflagrare le contraddizioni all’interno della comunità di Campobello di Mazara e di Castelvetrano, i paesi del boss di mafia. Al Corriere della Sera la compagna di Andrea Bonafede, presunto prestanome di Messina Denaro, rivela: “Non sapevo nulla, l’ho lasciato“.

Tuttavia aggiunge: “Mi metto nei suoi panni. Come faceva a dire di no a Matteo Messina Denaro? Credo che anch’io avrei fatto così se mi fosse capitato. Anch’io per paura avrei ceduto a un boss di quel calibro la mia carta d’identità“.

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L’arresto di Matteo Messina Denaro a Palermo il 16 gennaio 2023. Foto Ansa/Carabinieri

Bonafede e Messina Denaro

Bonafede, l’uomo i cui documenti sono serviti a Messina Denaro per farsi curare alla clinica La Maddalena di Palermo, in chemioterapia, avrebbe fornito anche altre forme di supporto al boss. Ma la sua compagna non sapeva nulla, a suo dire. A parlare al Corriere della Sera è Rosa Leone, da 11 anni partner di Andrea Bonafede. “Adesso però l’ho lasciato, ho chiuso con lui, non voglio saperne più niente“, afferma. Incredula, spaventata e ancora sotto shock dal giorno dell’arresto del boss di Cosa nostra, Rosa Leone sa che lunedì 16 gennaio, a Palermo, Matteo Messina Denaro aveva in tasca la carta d’identità dell’uomo che era convinta di conoscere.

“Andrea mi ha nascosto tutto”

E ora dice: “Mi è esplosa una bomba in casa, io non mi ero accorta di nulla. Andrea mi ha nascosto tutto. La nostra vita è distrutta, è tutto finito. Anche se io l’amo ancora tantissimo“. “Andrea – prosegue la donna – mi ha detto che loro due si conoscono da quando erano ragazzi. In fondo lo capisco, mi metto nei suoi panni: come faceva a dire di no a Matteo Messina Denaro? Credo che anch’io avrei fatto così se mi fosse capitato, anch’io per paura avrei ceduto a un boss di quel calibro la mia carta d’identità. Tutti secondo me al suo posto l’avremmo fatto“.

I covi di Messina Denaro

Cinque giorni dopo la cattura del boss, intanto, proseguono a tappeto le perquisizioni a Campobello di Mazara. In paese investigatori e forze dell’ordine hanno ritrovato due appartamenti-covo e un bunker del capomafia. All’interno Messina Denaro vi nascondeva oggetti di valore e documenti, ora al vaglio degli inquirenti. Sono stati controllati anche l’abitazione di un legale, l’avvocato Antonio Messina, che si trova di fronte la casa di Salvatore Messina Denaro, fratello del boss. E la sua villa estiva del legale a Torretta Granitola, sul litorale di Mazara del Vallo. La polizia ha ricontrollato anche la casa che Andrea Bonafede ha acquistato con i soldi di Messina Denaro, primo dei nascondigli del boss individuati.

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Andrea Bonafede, il geometra che avrebbe ‘prestato’ l’identità a Matteo Messina Denaro. Foto Ansa

In chemioterapia

Le ricerche, fatte con il georadar, erano finalizzate a scoprire eventuali bunker sotterranei. Intanto il boss Matteo Messina Denaro, gravemente malato di tumore al colon, è stato sottoposto alla prima seduta di chemioterapia nel carcere di massima sicurezza a L’Aquila. “L’allestimento dell’ambulatorio costituisce un modello virtuoso perché permette di evitare rischi e consente un ingente risparmio di risorse. Inoltre non è stato distolto nulla dall’assistenza normale“, dicono fonti della Asl del capoluogo abruzzese. La presa di posizione riguarda anche alcune polemiche secondo cui al superboss di Cosa nostra, arrestato dopo trenta anni di latitanza, sarebbe riservato un trattamento di privilegio.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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