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Addio a Roberto Maroni

È morto l'ex leader leghista e ministro dei governi Berlusconi

Roberto Maroni è morto. Addio all’ex ministro dell’Interno, ex segretario della Lega ed ex presidente della Lombardia. Maroni, 67 anni, lottava da tempo contro una grave malattia.

Maroni si è spento nella sua casa di Lozza, nel Varesotto, dove ha trascorso gli ultimi mesi. Roberto ‘Bobo’ Maroni era nato a Varese il 15 marzo 1955. Sposato, due figli, laureato in giurisprudenza, avvocato, era stato responsabile dell’ufficio legale della sede italiana di una multinazionale statunitense. Tifoso del Milan, Maroni aveva anche la passione per la musica e suonava il sassofono in una band. Considerato il braccio destro di Umberto Bossi e il numero due della Lega, Maroni ha fatto parte della Lega Lombarda fin dalla sua fondazione. Con Bossi ha condiviso gli inizi della storia politica leghista. Tre volte ministro, vicepremier, governatore della Regione Lombardia, è anche stato segretario federale della Lega.

Roberto Maroni. Foto Ansa/Claudio Giovannini

Dal 2021, quando ha scoperto la malattia che lo ha condotto alla morte, si era ritirato dalla politica attiva. “Grande segretario, super ministro, ottimo governatore, leghista sempre e per sempre. Buon vento Roberto” ha scritto sui social il leader della Lega, Matteo Salvini. Per Maroni, l’incontro nel 1979 con Umberto Bossi cambiò la sua vita. Se “lui è il papà della Lega, io ne sono la mamma” spiegava. E da quel giorno la politica diventò il suo lavoro. Maroni è tra gli 80 leghisti che rappresentarono per la prima volta la Lega in parlamento nel 1992.

Maroni, lunga carriera da big

Poi divenne ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio del primo Governo Berlusconi, nel 1994; ministro del Lavoro nel 2001 e ancora ministro dell’Interno nel 2008. Sempre con Silvio Berlusconi premier. La sua carriera nelle istituzioni si è chiusa con la  presidenza della Regione Lombardia dal 2013 al 2018. Un anno fa aveva annunciato la sua candidatura per diventare sindaco di Varese, ma la malattia lo aveva costretto a rinunciare. Tutta la vita sempre nella Lega, dunque, di cui è stato fondatore e segretario con rapporti non sempre facili sia con Umberto Bossi che con Matteo Salvini.

Foto Twitter @matteosalvinimi

Federalista ma non secessionista, toni moderati ma sempre con grande passione, ascolto dei militanti e ostilità nei confronti di qualsiasi ‘cerchio magico’ sono state le sue caratteristiche di uomo politico. Nella sua ultima intervista al Corriere della Sera si era definito “un sognatore.” Perché oltre ai “vaffa” del barbaro, il militante leghista secondo lui ha sempre avuto “un sogno, cioè un progetto realizzabile a differenza dell’utopia.

Molti i messaggi di cordoglio

Questa notte alle ore 4 il nostro caro Bobo ci ha lasciati. A chi gli chiedeva come stava, anche negli ultimi istanti, ha sempre risposto: ‘Bene’. Eri così Bobo, un inguaribile ottimista. Sei stato un grande marito, padre e amico.” Così la famiglia ha comunicato sulla pagina Facebook di Roberto Maroni la morte dell’ex ministro. Numerosi gli attestati di stima e di cordoglio bipartisan che giungono dal mondo politico in queste ore.

Foto Instagram @silvioberlusconi_official

Apprendo, con profondo dolore, della scomparsa di Roberto Maroni. Un amico, più volte autorevole ministro dei miei governi, già segretario della Lega Nord e valido governatore della Lombardia” ha scritto su Instagram Silvio Berlusconi. “Mancheranno la sua lucidità e la sua visione politica, il suo incommensurabile attaccamento alla Lombardia ed alle regioni del Nord produttivo. Mi stringo al dolore dei suoi cari e degli amici della Lega.” All’indomani delle elezioni dello scorso 25 settembre Bobo Maroni non si era tirato indietro e aveva criticato la gestione Salvini che ha portato la Lega dai trionfi, nei consensi popolari, del 2018-2019 all’8% odierno. Un messaggio, il suo, che per molti leghisti ora è un ammonimento.

Maroni con Salvini e Bossi nel 2015. Foto Ansa/Giampaolo Magni

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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