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Cop27, documento finale: cosa cambia e cosa è rimasto immutato

Il vertice a Sharm El-Sheikh si è concluso lasciando però Onu e Ue deluse

Si è concluso in Egitto il vertice della Cop27. Al termine della Conferenza delle Parti sul Clima è stato emesso il documento finale, ma i punti raggiunti lasciano qualche perplessità tra le Nazioni Unite e l’Unione Europea.

Si è concluso a Sharm El-Sheikh, con un giorno di ritardo rispetto al previsto, il vertice della Cop27. Al termine della Conferenza delle Parti sul Clima è stato elaborato e diffuso il documento finale che ha ricevuto l’approvazione di tutti i capi di stato e rappresentati ufficiali che hanno partecipato all’evento.

Cop27 documento finale
Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry @Credits Ansa

Benché pare che qualche passo avanti sia stato fatto, le conclusioni raggiunte dall’accordo finale sembra abbiano lasciato delusi Ue e Onu. A partire dalla mancanza di “ambizione” rispetto al programma per ridurre le emissioni di CO2.

La delusione di Ue e Onu sul documento finale della Cop27

Dal documento finale elaborato al termine della Cop27 in Egitto è emerso, innanzitutto, il mantenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Tuttavia, l’Unione Europea avrebbe espresso delusione rispetto allo stallo difronte agli sforzi per ridurre le emissioni di CO2. Come riporta Ansa, infatti, il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, avrebbe rivelato: “Quello che abbiamo davanti non è abbastanza da costituire un passo in avanti per la popolazione del Pianeta. Non porta sufficienti sforzi aggiuntivi da parte degli inquinatori maggiori per un incremento e un’accelerazione delle loro emissioni“. Difatti, nel documento si sottolinea soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone, ma non la sua eliminazione. In un contesto in cui l’importanza verso le fonti rinnovabili e l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili è fondamentale, l’accordo non si sofferma sulla riduzione o eliminazione dei combustibili fossili. Non considerando, dunque, una richiesta che era pervenuta da diversi paesi.

Al parere di Frans Timmermans si aggiunge anche la delusione del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Infatti, è importante ricordare come, prima dell’inizio della Cop27, Onu e Ue avessero fatto degli importanti appelli in merito all’emergenza clima. A tal proposito, a fronte del documento finale, Antonio Guterres, avrebbe ribadito nel suo discorso di chiusura: “Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questo è un tema che questa Cop non ha affrontato. Un fondo per i loss and damage è essenziale, ma non è una risposta alla crisi climatica che spazza via una piccola isola dalla mappa, o trasforma un intero paese africano in un deserto. Il mondo ha ancora bisogno di un passo da gigante sull’ambizione climatica. La linea rossa che non dobbiamo superare è la linea che porta il nostro pianeta oltre il limite di 1,5 gradi di temperatura“.

Il punto sull’accordo

Rispetto a quanto si evince dal documento finale, in sostanza, la Cop27 riconosce che per mantenere l’obiettivo di 1,5 gradi è necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Tuttavia, con gli attuali impegni di decarbonizzazione, è possibile arrivare solo allo 0,3% al 2030. Di conseguenza emerge l’invito agli stati che non hanno ancora aggiornato i loro obiettivi di decarbonizzazione a farlo entro il 2023. Rispetto all’adattamento al riscaldamento globale, invece, nel documento è specificata la richiesta ad aumentare i fondi e studiare la possibilità di raddoppiarli, come si era parlato già alla Cop26. Per arrivare a zero emissioni nette nel 2050, la ventisettesima Conferenza delle Parti sul Clima ritiene che siano necessari, fino al 2030, 4mila miliardi di dollari all’anno investiti nelle rinnovabili e circa altri 6mila miliardi investiti in economia a basse emissioni.

Cop27 fine
L’assemblea plenaria della Cop27 di Sharm El-Sheikh @Credits Ansa

Un altro aspetto fondamentale che emerge nel documento è rendere noto il fatto che non sia stato ancora istituito il fondo da 100 miliardi all’anno dal 2020, previsto dall’Accordo di Parigi, per aiutare i paesi meno sviluppati nelle politiche climatiche. E secondo le previsioni questo non sarà attuato fino a 2023. Fino ad ora i paesi in via di sviluppo hanno ricevuto solo il 31% di quanto necessario. Un aspetto positivo che emerge, però, è che il documento finale della Cop27 prevede, per la prima volta, un fondo per i ristori delle perdite e i danni che il cambiamento climatico ha causato ai paesi più vulnerabili (loss and damage). Previsto anche un sistema di primo allarme per gli eventi meteorologici estremi in tutto il mondo.

Nuovi obiettivi verso la Cop28

Anche a fronte di alcuni risultati positivi, come riporta ancora Ansa, Frans Timmermans ha tenuto a precisare: “Il documento finale della Cop27 di Sharm El-Sheikh non è sufficiente nella lotta al cambiamento climatico. E la novità del fondo per i loss and damage non è sufficiente per la mitigazione“. “Vi chiedo – prosegue – il vicepresidente della Commissione europea – di riconoscere che tutti abbiamo mancato nell’azione per minimizzare le perdite e i danni. Avremmo dovuto fare molto di più, e questo vuol dire ridurre le emissioni molto più rapidamente“. Il vicepresidente Timmermans ricorda come durante tutta la Cop27 siano stati sentiti oltre 80 paesi che chiedevano di specificare gli obiettivi di riduzione delle emissioni: “Tristemente, non li vediamo riflessi qui“.

Cop27 Frans Timmermans
Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, alla Cop27 @Credits Ansa

È emerso per Frans Timmermans l’intenzione di porre alcune barriere e persino di fare dei passi indietro rispetto agli impegni raggiunti nella Cop26. “Qualcuno ha paura della transizione, dei costi del cambiamento. Io capisco tutte queste preoccupazioni, molti europei le condividono. Ma io voglio chiedere a tutti i colleghi di trovare il coraggio di superare questo. E io tendo la mano a voi per aiutarvi – conclude – Ritroviamo la spinta che abbiamo avuto a Glasgow. Difendiamo le ambizioni di Glasgow. Noi oggi cominciamo a preparare la Cop del 2023“.

Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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