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Pedofilia nella Chiesa italiana, la Cei presenta il suo rapporto sugli abusi

La Conferenza episcopale ha presentato un report sui casi di pedofilia del clero nella Chiesa italiana. Per gli anni 2020/21, 89 vittime e 68 pedofili. Ma è in corso un’indagine su 613 fascicoli che le diocesi del nostro Paese hanno depositato presso il dicastero vaticano per la Dottrina della Fede in oltre un ventennio: dall’anno 2000 a oggi.

Si tratta di dossier contenenti accuse di abuso e pedofilia a carico di chierici. Il tutto è emerso nel corso di un conferenza stampa, il 17 novembre, alla vigilia della Giornata dedicata alle vittime e ai sopravvissuti agli abusi sessuali. I rappresentanti della Cei hanno presentato il primo Report sulla rete territoriale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili.

In particolare, a proposito dei 613 fascicoli, il segretario generale della Cei, l’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi, ha fornito alcune precisazioni. “Sui 613 fascicoli – ha detto – non significa che ci sono 613 casi di pedofilia sacerdotale dal 2000 a oggi in Italia. Bisogna vedere il contenuto dei singoli fascicoli. Un singolo abusatore potrebbe essere autore di più abusi.” Né vuol dire che ci siano a piede libero 613 preti pedofili.

Pedofilia, piaga della Chiesa

Mentre questa analisi è ancora agli inizi, sottolinea Avvenire, i dati specifici sui casi di pedofilia del clero in Italia che la Cei ha presentato riguardano solo gli ultimi 2 anni. Sono in particolare 89 le persone presunte vittime di sacerdoti pedofili. Di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni. È emersa la prevalenza di “comportamenti e linguaggi inappropriati” (24), seguiti da “toccamenti” (21); “molestie sessuali” (13); “rapporti sessuali” (9); “esibizione di pornografia” (4); “adescamento online” (3); “atti di esibizionismo” (2). Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (472%).

Il segretario della Cei e arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

Chi sono gli autori delle violenze

Il profilo dei 68 presunti autori di pedofilia evidenzia, in oltre la metà dei casi, soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento degli avvenimenti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23) e, infine, di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione, sagrestano, animatore di oratorio, catechista e responsabile di associazione. Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%).

La reazione delle vittime di pedofilia

Il report è uno specchietto per le allodole “ ha affermato all’agenzia di stampa LaPresse Francesco Zanardi, presidente della Rete L’Abuso, associazione dei sopravvissuti agli abusi sessuali e alla pedofilia del clero. Non si tratta, infatti, di un’analisi di una Commissione indipendente, come avvenuto in Francia e Germania, ma, di fatto, di un rapporto interno alla Chiesa italiana.

Francesco Zanardi. Foto Ansa/Luca Zennaro

Sono sbigottitoha sottolineato Zanardi. Il report considera solo 2 anni, in cui tra l’altro c’è stato il Covid e solo i dati degli sportelli delle Diocesi. Il cardinale Zuppi (presidente della Cei, ndr.) aveva parlato di 20 anni, ora il lasso di tempo è stato ulteriormente ridotto. Il dato tuttavia è allarmante. In quel report non compaiono i casi della Congregazione per la dottrina della fede, i casi finiti in magistratura e i casi che abbiamo noi come associazione“. “Noi abbiamo un database di 360 casi in 12 anni.

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