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Dopo le elezioni il nuovo Governo: tutte le prossime tappe

Il 13 ottobre la prima seduta degli eletti in Parlamento, entro fine mese l'esecutivo (se non ci saranno intoppi)

A pochi giorni dalle elezioni del 25 settembre che hanno consegnato l’Italia alla destra, la leader di FdI, Giorgia Meloni, sta già ‘studiando’ da premier. È quasi certo che sarà lei il nuovo capo del Governo, prima donna nella storia italiana a ricoprire questo incarico. Servirà però qualche settimana prima di arrivare al nuovo esecutivo del dopo Draghi.

Celebrate le elezioni si attende infatti qualche giorno per la proclamazione degli eletti da parte degli uffici elettorali presso le Corti d’appello. Quest’anno tale passaggio potrebbe essere più complicato per via della legge che ha diminuito i parlamentari portandoli da 945 a 600. Già fissata per il 13 ottobre la riunione dei nuovi deputati e senatori: nella prima seduta del Parlamento si proclamano gli eletti e si procede all’elezione dei presidenti di Camera e Senato. L’elezione dei due presidenti non dovrebbe protrarsi oltre sabato 15 ottobre.

La Camera dei deputati. Foto Twitter @Montecitorio

Elezioni e consultazioni

A quel punto il Presidente della Repubblica di prassi convoca le consultazioni post elezioni con i partiti. In assenza di intoppi la finestra per le consultazioni si potrebbe aprire già per il 17-18 ottobre. I primi a salire al Colle sono gli ex presidenti della Repubblica, poi i due presidenti appena eletti e i rappresentanti dei partiti presenti in Parlamento. Solitamente sono i capigruppo, ai quali normalmente si uniscono i leader dei partiti. Se il risultato è chiaro le consultazioni sono veloci, si concludono con l’incarico a un Presidente del Consiglio, solitamente entro poche ore dalla conclusione.

Mattarella con Giorgia Meloni nel 2019. Foto Ansa/Qurinale

A normare la formazione del Governo indirettamente nato dai risultati delle elezioni c’è l’articolo 92 della Costituzione che recita: “Il Presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.” Una volta che il Presidente della Repubblica conferisce l’incarico al Presidente del Consiglio, questi solitamente accetta con riserva e conduce sue ‘consultazioni’ con i partiti disposti a sostenere il suo esecutivo. Si comincia a formare un programma e a stilare una lista di ministri. Se il risultato delle elezioni è netto – e in questo caso lo è – di solito in uno o due giorni anche queste ‘consultazioni’ si concludono.

Il giuramento al Quirinale

Se le consultazioni post elezioni del premier incaricato hanno esito positivo, questo torna al Quirinale, scioglie la riserva e il capo dello Stato lo nomina Presidente del Consiglio. All’uscita il neopresidente legge la lista dei ministri. Il giorno dopo o anche poche ore dopo lo scioglimento della riserva, il Presidente del Consiglio e i ministri giurano al Quirinale nelle mani del presidente della Repubblica. Sceso dal colle del Quirinale, il premier va a Palazzo Chigi, sede del governo, dove viene accolto dal premier uscente.

Il rito della campanella

Al primo piano, nel salone delle Galere, il premier uscente consegna al nuovo la campanella, il cui trillo fa iniziare la riunione del Consiglio dei ministri. Il premier uscente lascia Palazzo Chigi e il nuovo presidente del Consiglio riunisce per la prima volta il Governo. Si nominano il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Segretario del Consiglio (che possono anche non essere politici che hanno vinto un seggio alle elezioni). E si assegnano le deleghe ai ministri senza portafoglio. Il Governo entra ufficialmente in carica e può cominciare a varare decreti-legge e disegni di legge, gli strumenti principali della sua attività.

Silvio Berlusconi passa la campanella a Romano Prodi nel 2006. Foto Ansa/Claudio Onorati

Dopo le elezioni, la fiducia

Una volta che ha giurato ufficialmente, il premier si prende uno o due giorni per scrivere il discorso programmatico con cui si presenterà alle Camere per chiedere il voto di fiducia. Con i nuovi numeri dei parlamentari saranno ora necessari 201 sì alla Camera e 104 sì al Senato. Anche senza fiducia il Governo però esiste già ufficialmente. Questo significa che il premier può già presenziare ai vertici internazionali. Una volta ottenuta la fiducia, l’esecutivo è pienamente operativo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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