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Le mani sulla Groenlandia, nichel e cobalto fanno gola

Lo scioglimento dei ghiacci fa emergere metalli preziosi per l'industria elettrica del futuro. Bezos e Gates a caccia di lucrosi affari

In Groenlandia ghiacci si sciolgono a causa del cambiamento climatico e i minerali che ne emergono fanno gola. Un dramma con effetti nefasti per l’ambiente sta scatenando gli appetiti delle industrie e delle superpotenze mondiali.

Secondo la Cnn, un ristretto club di miliardari statunitensi – tra cui Jeff Bezos, Michael Bloomberg e Bill Gates – ha messo occhi, e portafogli, sulla Groenlandia. I suoli della grande isola artica sono ricchi di materie prime, in primo luogo di minerali indispensabili all’odierna industria elettrica e non solo. E si è già scatenata una caccia senza scrupoli al nichel e al cobalto. Secondo l’emittente televisiva americana, sia Bezos che Bloomberg che Bill Gates stanno finanziando la Kobold Metals, una società di esplorazione mineraria con sede in California.

I minerali in Groenlandia

Il contributo alle ricerche in Groenlandia sarebbe di circa 15 milioni di dollari. L’obiettivo è controllare quei giacimenti di metalli preziosi utili all’industria dell’elettrico, che stanno venendo alla luce proprio con lo scioglimento dei ghiacci. Il progetto della Kobold Metals vede 30 persone tra geologi, geofisici, piloti di elicotteri, meccanici e cuochi accampati nella zona delle colline e delle valli dell’isola di Disko e della penisola di Nuussuaq. Queste terre potrebbero diventare cruciali per l’accelerazione verso la transizione energetica. Come riporta la Cnn, questi giacimenti minerari sarebbero sufficienti ad alimentare centinaia di milioni di veicoli elettrici e batterie massicce che immagazzinano potenza.

In gioco ci sono ovviamente interessi industriali, di profitto e anche geopolitici. A livello planetario. I governi occidentali che sono impegnati nella transizione ecologica sono intimoriti dal controllo della Cina sulle catene di approvvigionamento di alcuni minerali. Pechino detiene infatti il 72% delle riserve di cobalto. Il cobalto è un minerale raro usato prevalentemente nelle apparecchiature elettroniche e nella produzione di batterie per le auto elettriche.

La miniera di cobalto Tenke-Fungurume nel Congo. Foto Twitter @gbrussato

Congo e Indonesia, riserve della Cina

Come spiegano gli analisti internazionali, il monopolio cinese si basa sulla proprietà di buona parte delle miniere in Congo. Dunque in tutt’altro luogo rispetto alla Groenlandia. Questo avviene attraverso un sistema che mette insieme finanziamenti apparentemente a fondo perduto per il grande paese africano, diritti di sfruttamento dei giacimenti, presenza di tecnici e operai cinesi. E persino il controllo delle esportazioni e dei trasporti marittimi. La Cina ora punta anche all’Indonesia. Pechino starebbe infatti studiando un percorso di diversificazione della catena di rifornimento dei minerali, in particolare del cobalto, rivolgendosi alle autorità di Giacarta.

Mentre gli Stati Uniti mirano alla Groenlandia, già dai mesi scorsi la cinese Huayou Cobalt ha annunciato l’intenzione di investire 1,28 miliardi di dollari per l’estrazione del cobalto proprio in Indonesia. Washington però non vuole stare a guardare, perché contro la Cina ha intrapreso una guerra economica, commerciale, informatica e geopolitica. E in questo senso la Groenlandia, complice lo scioglimento dei ghiacci, potrebbe diventare una ghiotta preda. “Stiamo cercando un giacimento di nichel e cobalto, che sarà il primo o il secondo più significativo al mondo“, ha confermato alla Cnn Krt House, amministratore delegato di Kobold Metals.

Abitazioni in Groenlandia. Foto @Norway_Pine

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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