NewsPrimo piano

Taiwan, la Cina accerchia l’isola: spari al largo dopo la visita di Pelosi

"Esercitazioni militari" in risposta alla "provocazione" americana. L'Asean: "Così si rischiano guerre in Asia"

Taiwan teme lo scoppio della guerra. Pechino ha dato il via, oggi 4 agosto, alle più grandi esercitazioni militari mai fatte intorno alla grande isola. A Taipei si è conclusa la visita della presidente della Camera Usa, Nancy Pelosi: “Impegno incrollabile per la vostra democrazia“. 

Le manovre sono una risposta alla missione, indesiderata da parte della Cina, della Pelosi a Taiwan. La speaker della Camera degli Stati Uniti era già ripartita, dopo aver incontrato la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, nella capitale Taipei. Il motivo della visita di Pelosi? Ufficialmente quello di “onorare il nostro impegno incrollabile a sostegno della democrazia di Taiwan“. Ma per la Cina è una provocazione.

Pechino considera illegittima l’indipendenza dell’isola, che vuole riportare sotto la madrepatria, come è avvenuto per Hong Kong. Tuttavia anche in Occidente – e nella stressa Taiwan – non sono mancate critiche alla visita di Nancy Pelosi. Inviare per la prima volta dopo 25 anni un’alta rappresentante istituzionale statunitense a Taipei mentre il mondo è in tensione per la guerra in Ucraina appare a molti completamente inopportuno. D’altro canto, da tempo è in corso una guerra commerciale, finanziaria e cibernetica fra gli Usa e la Cina. E la visita di Pelosi s’inquadra in un contesto internazionale che papa Francesco ha più volte definito di “terza guerra mondiale a pezzi“.

La risposta cinese

Il regime comunista di Xi Jinping aveva annunciato in risposta a questa “provocazione americanaesercitazioni militari aeree e navali con jet e missili nello Stretto di Taiwan. Cosa che è puntualmente accaduta. I media ufficiali taiwanesi hanno sottolineato come si tratti “di manovre militari e d’addestramento su vasta scala” che includono colpi di artiglieria e lanci di missili in aree marittime off-limits a navigazione e sorvolo. Una vera e propria prova di forza. Più aree sconfinano nelle acque territoriali e interne di Taiwan, oltre che nella zona economica esclusiva del Giappone.

La replica di Taiwan

Le forze armate di Taiwanoperano come al solito e monitorano ciò che ci circonda in risposta alle attività irrazionali” della Repubblica popolare cinese. “Con l’obiettivo di cambiare lo status quo e di destabilizzare la sicurezza della regione“. Lo afferma in una nota il ministero della Difesa di Taipei. “Non cerchiamo l’escalation, ma non ci fermiamo quando si tratta della nostra sicurezza e sovranità. Sosterremo il principio di prepararsi alla guerra senza cercare la guerra e con l’atteggiamento di ‘non intensificare i conflitti e non causare controversie’“.

Nancy Pelosi (sin.) con la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen. Foto Twitter @iingwen

I timori dei paesi asiatici

Il capo della diplomazia dell’Unione europea, Josep Borrell, ha condannato le “esercitazioni militari mirate” della Cina intorno a Taiwan. E ha osservato che la visita della speaker della Camera americana Nancy Pelosi sull’isola non è una motivazione valida. Ma sono soprattutto i ministri degli Esteri dell’Asean, i 10 Paesi del sudest asiatico – Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam – a mandare un chiaro avviso a tutti. La crescente tensione fra Cina e Usa intorno a Taiwan potrebbe innescare, affermano, “conflitti aperti“. Detto in altre parole: come è esplosa la guerra della Russia in Ucraina, così potrebbe esplodere quella della Cina a Taiwan. Le esercitazioni cinesi si concluderanno lunedì 8 agosto alle 12: dureranno altri 4 giorni, dunque. Ore nelle quali non si può escludere che capiti anche soltanto un incidente militare non voluto dalle conseguenze imprevedibili.

Proteste, a Taiwan, per la visita di Pelosi. Foto Ansa/Epa Ritchie B. Tongo

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio