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Cade Draghi, Forza Italia in frantumi: dopo Gelmini lascia anche Brunetta

Il ministro della Pubblica amministrazione se ne va sbattendo la porta e attacca a testa bassa: "Il partito ha perso i suoi valori"

In Forza Italia, della truppa ministeriale, resta solo Mara Carfagna. Si è dimesso, dopo Mariastella Gelmini anche Renato Brunetta, abbandonando il partito.

Se il Movimento Cinque Stelle ha aperto la crisi di Governo, la Lega e Forza Italia l’hanno cavalcata. A sorprendere di più è la mossa di Silvio Berlusconi che ha allineato il partito ai voleri salviniani, evitando di mettersi di traverso, dopo aver sempre ribadito la sua fiducia in Draghi. E tentando la giocata d’azzardo per agganciare, da vittorioso, il treno delle elezioni anticipate. È vero che, finora, il Centrodestra unito prevale nei sondaggi nazionali sul Centrosinistra allargato. Ma le conseguenze dell’affossamento del Governo Draghi, addossabili non più solo ai Cinque Stelle, potrebbero ricadere fragorosamente anche su Forza Italia.

Foto Ansa/Alessandro Di Meo

È ciò che sta già avvenendo a livello ministeriale e parlamentare. In un clima drammatico, è stato infatti un altro ministro, Renato Brunetta, a voltare le spalle al suo partito. Lo aveva fatto immediatamente, ieri dopo il voto al Senato, la ministra Mariastella Gelmini. “Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa” ha scritto Brunetta in una nota. Il partito di Berlusconiha rinnegato la sua storia.” Non sono dimissioni formali per ora, ma la rottura è decisamente sostanziale: “Io sono iscritto al Ppe. Io. Forza Italia lo sarà? Io ci rimango nel Ppe. Forza Italia invece? Ci resta o magari verrà cacciata?“.

Non votando la fiducia a Mario Draghi – ha proseguito Brunetta – Forza Italia ha deviato dai suoi valori fondanti. Ossia l’europeismo, l’atlantismo, il liberalismo, l’economia sociale di mercato, l’equità. I cardini della storia gloriosa del Partito popolare europeo, a cui mi onoro di essere iscritto, integralmente recepiti nell’agenda Draghi e nel pragmatismo visionario del PNRR“.

Brunetta e “il campione” Draghi

E ancora: “Sono fiero di aver servito l’Italia da ministro di questo Governo. Sono degli irresponsabili coloro che hanno scelto di anteporre l’interesse di parte all’interesse del Paese, in un momento così grave. I vertici sempre più ristretti di Forza Italia si sono appiattiti sul peggior populismo sovranista. Hanno sacrificato un campione come Draghi, orgoglio italiano nel mondo, sull’altare del più miope opportunismo elettorale.” Insomma “io non cambio, è Forza Italia che è cambiata” e ora “mi batterò perché la sua cultura, i suoi valori e le sue migliori energie liberali e moderate non vadano perduti e confluiscano in un’unione repubblicana, saldamente ancorata all’euroatlantismo“.

Maristella Gelmini

Forza Italia nel caos

Tutto fa pensare che da Forza Italia le uscite continueranno. Potrebbe nascere un nuovo partito centrista, l’ennesimo. Di certo è da tempo che le fratture sono manifeste. Lo scorso maggio, alla Fiera d’Oltremare di Napoli, si doveva celebrare il ricompattamento delle diverse anime del partito del Cavaliere. E invece tutto era saltato. Presente il Ridge della storica soap opera Beautiful, l’attore Ron Moss, era andato in scena un botta e risposta a distanza – ma con pochi precedenti nel partito – fra Silvio Berlusconi e Maria Stella Gelmini. “L’Italia non può essere il ventre molle dell’Occidente e soprattutto non può diventarlo per responsabilità di Forza Italia” aveva scandito la ministra degli Affari regionali.

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi

Le parole di Berlusconi purtroppo non smentiscono le nostre ambiguità” era stato l’affondo di Gelmini. Il fondatore di Forza Italia aveva infatti dichiarato che “inviare le armi all’Ucraina significa essere cobelligeranti, essere anche noi in guerra. Se dovessimo inviarle sarebbe meglio non fare pubblicità“. L’Ue convinca Kiev, era ancora il pensiero esternato da Berlusconi, ad accettare richieste della Russia. In quella occasione Berlusconi aveva ribadito fedeltà a Draghiche abbiamo voluto noi per primi. E che sosterremo lealmente fino alla fine“. Cosa che non è avvenuta. Ma ora c’è chi, in Forza Italia, non vuole più sostenere “lealmente fino alla fineSilvio Berlusconi.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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