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Governo, ore frenetiche. Dal Quirinale si tesse la tela per Draghi

Il Presidente della Repubblica non vuole elezioni anticipate. Il premier è sotto pressione e M5S rischia una nuova scissione

Ore cariche di tensione per il Governo Draghi. Domani 20 luglio il premier parlerà alle Camere. Sarà in Paramento che emergerà una maggioranza, diversamente la crisi è destinata a portare gli italiani a elezioni anticipate a settembre.

Alla vigilia di questo appuntamento, oggi 19 luglio il presidente del Consiglio si è recato al Quirinale dove ha incontrato il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Di ieri, invece, la visita di Stato in Algeria, il paese con cui il Governo Draghi ha stipulato una seri di nuovi accordi commerciali tali da farlo diventare – parole del premier – “il nostro primo fornitore di gas naturale, al posto della Russia“. Un blitz, quello del Draghi dimissionario (ma Mattarella le sue dimissioni le ha respinte rinviandolo, appunto, alle Camere) che appare carico di significato.

draghi mattarella
Foto Ansa/Quirinale Paolo Giandotti

Ad Algeri, con mezzo Consiglio dei ministri, si è visto un Draghi in pieno lavoro da capo di Governo. Altro che dimissioni irrevocabili. Di certo, sussurrano le voci di palazzo, l’ex banchiere centrale europeo è furibondo. Non ci sta a farsi mettere sotto dai partiti della sua complicatissima maggioranza di unità nazionale. Tanto meno da un Movimento Cinque Stelle in forte crisi di consensi, come hanno dimostrato le elezioni amministrative dello scorso giugno, prima, e la scissione del suo ex capo politico, Luigi Di Maio, poi.

Pressioni su Draghi

Dal fronte della politica si fa asfissiante su Draghi il pressing di partiti e associazioni per convincerlo a non lasciare Palazzo Chigi. Il PD, soprattutto, spinge per la continuità a tutti i costi. In quest’ottica rientrerebbe la visita del segretario, Enrico Letta, stamani a Palazzo Chigi. Sull’incontro dal Nazareno bocche cucite: “Non è il momento dell’improntitudine – si spiega – serve serietà“. Nel pomeriggio di oggi il vertice delle forze di Centrodestra che sostengono il governo Draghi, a Villa Grande. Ovvero Lega e Forza Italia. Ma anche l’Udc, e Maurizio Lupi di Noi con l’Italia. La Lega conferma “grande compattezza. Il partito è indisponibile a proseguire il lavoro con gli inaffidabili Cinque Stelle e senza chiarezza. L’auspicio è garantire all’Italia soluzioni all’altezza, evitando che provocazioni, liti e figure inadatte blocchino il Paese”.

Foto Ansa/Massimo Percossi

Il giorno del giudizio

Gli occhi dell’opinione pubblica sono però puntati su domani 20 luglio. Si ripartirà da Palazzo Madama per quella che appare la giornata più lunga per Mario Draghi. Il Movimento Cinque Stelle ha aperto la crisi non votando la fiducia sul decreto Aiuti. Il premier, malgrado l’ampio ‘sì’ comunque ottenuto in Senato sul provvedimento, ha presentato le proprie dimissioni al presidente della Repubblica. E lo ha fatto poiché ritiene non più esistente la maggioranza di unità nazionale coagulatasi attorno alla sua figura nel febbraio del 2021. Sergio Mattarella ha respinto le dimissioni di Draghi rinviandolo alle Camere per la verifica dell’esistenza o meno di una maggioranza a suo sostegno.

Il peso di Mattarella

Il Presidente della Repubblica è fortemente contrario allo scioglimento del Parlamento, e dunque a elezioni anticipate, a pochi mesi, per altro, dalla scadenza naturale della legislatura nel 2023. Ma il punto vero è un altro. In Italia c’è ancora la pandemia di Covid, i consumi rallentano, l’inflazione e la crisi energetica crescono, la guerra della Russia in Ucraina continua, si rischiano forti limitazioni a gas e idrocarburi, oltreché una possibile escalation del conflitto ad altri paesi d’Europa. In questo contesto, la crisi politica italiana rischia di ripercuotersi pesantemente su quella economica. Serve, invece – è la linea del Quirinale ma anche di molti altri nel nostro Paese – la guida di Draghi. E un’azione sempre più efficace per gestire al meglio le risorse del PNRR, la legge di bilancio e le riforme strutturali, indispensabili in base al Recovery fund europeo.

breton comissione europea
Foto Ansa/Epa Stephanie Lecocq

Draghi visto dall’Europa

La crisi di Governo in Italia, che ha persino dato vita ad appelli di sindaci, imprenditori, enti e associazioni, preoccupa anche all’estero. “Non è una buona notizia. Abbiamo grande rispetto per il lavoro eccezionale portato avanti dal presidente del Consiglio Mario Draghi” ha detto il Commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton. “Per gestire le crisi che attraversiamo e in particolare quella energetica, serve continuità governativa e si spera che possa durare“, ha aggiunto. “La continuità è ciò di cui abbiamo bisogno. I momenti che abbiamo di fronte sono complicati e dovremo mostrare molta unità e solidarietà“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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