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Milva: la rossa della musica italiana, raffinata e controcorrente

Il vuoto che lasciano artisti come Milva. La canzone era per lei un impegno contro le diseguaglianze sociali ed economiche.

Oggi nasceva una delle più grandi leggende musicali nel nostro bel Paese. La pantera di Goro, in una parola: Milva. I capelli rossi erano il suo marchio di fabbrica, ma non solo. La sua voce soave, i suoi testi, la sua femminile eleganza, l’hanno consacrata nella “sacra triade” delle cantanti femminili del secolo scorso. Assieme a Mina e ad Ornella Vanoni, Milva ha fatto la storia della musica italiana. 

 La canzone per Milva era un impegno contro le diseguaglianze sociali ed economiche. Cantava per le classi meno abbienti, i suoi testi discutevano temi come l’immigrazione, la violenza sulle donne, la condizione del proletariato. Attraverso immagini semplici e dirette, ed un timbro inconfondibile. Una miscela tra antico e moderno Milva, che con passaggi di parlato recitati e incantevole magnetismo era capace di farti riflettere sulla realtà che ci circonda. Una realtà musicale che oggi invece senza artisti come lei sa intrattenere, ma non regala più spunti di riflessione.

@Ansa – CROCCHIONI. Milva ritratta ad Umbria Jazz

 Milva: dalla canzone popolare ai testi di Bertold Brecht

Mentre la canzone italiana dei nostri anni diventa sempre più  un prodotto commerciale, imitando spesso stili di oltreoceano e adottando testi orecchiabili. Milva cantava la realtà. Milva cantava la cultura. Le sue canzoni volevano portare alla luce realtà nascoste, verità scomode, generi poco commerciali. I testi di Milva sono poesie e fotografie dell’Italia degli Anni Sessanta/Settanta. Da testi popolari come La filanda, Milord, Mediterraneo, Milva si dedicò poi all’interpretazione dei canti della Resistenza e ai testi di Bertold Brecht musicati. Diventando la protagonista di una originale drammaturgia su L’opera da tre soldi, testo di forte contestazione anticapitalista, che le farà varcare con successo i confini italiani in ogni teatro del mondo. Arrivando perfino in Giappone.

@Ansa – MAURIZIO BRAMBATTI – PAL

Nella sua carriera ha cantato in tedesco, francese, giapponese, greco, vendendo oltre 80 milioni di dischi in tutto il mondo. Ad oggi detiene il record di artista italiana con il maggior numero di album in assoluto: ben 173. Il suo valore artistico è stato premiato e riconosciuto dalla Repubblica italiana, francese e tedesca che le hanno conferito alcune tra le più alte onorificenze. Milva infatti è stata: Ufficiale dell’Ordre des arts et des lettres (conferitole nel 1995), Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Federale di Germania  (conferitole nel 2006), Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica Italiana  (conferitole nel 2007). Salì sul palco dell’Ariston per ben 15 volte, arrivando terza nel 1968 e nel 1969. Prima duettando con Celentano in Canzone di Don Backy e poi l’anno successivo proprio con Don Backy in Un sorriso. Lascerà la scena pubblica nel 2010 per motivi di salute, ed il 24 aprile 2021, morirà all’età di 81 anni. 

20070301 – SANREMO – SPE – SANREMO: 57° FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA – TERZA SERATA. I conduttori Pippo Baudo e Michelle Hunziker con la cantante Milva, ritratti sul palcoscenico del Teatro Ariston durante la terza serata del Festival di Sanremo.
@ANSA – CLAUDIO ONORATI

Il vuoto della musica contemporanea oggi

Il vuoto che lasciano artisti dello spessore di Milva è incommensurabile. Oggi si avverte ancora di più la mancanza di quei testi impegnati, di quei suoni popolari. E di quel linguaggio semplice, ma raffinato, che ancor prima che all’intrattenimento e al ritmo, puntava al messaggio. Un messaggio di protesta, di speranza, di rabbia o di dolore, ma che sapeva commentare e approfondire la realtà. E che più che commerciale voleva soprattutto essere autentico.  Milva, “la rossa in tutti i sensi”, come scherzosamente amava definirsi lei stessa, sapeva trasportare il pubblico nella sua realtà, da cui lei proveniva e in cui profondamente credeva. La musica si evolve, i generi cambiano, ma il genio è universale. E Milva sapeva sempre come fare scelte controcorrente in grado di stregare il pubblico. Perché ancor prima che il talento forse, come recita una battuta del film A star is born, “bisogna avere qualcosa da dire“. E gli artisti italiani di quegli anni, tra cui Milva, non volevano solo cantare, ma parlare alla gente. E forse ancora oggi attraverso le loro canzoni non smettono di farlo. 

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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