NewsPrimo pianoTecnologia

Twitter, “Elon Musk verso una soluzione drastica”

Dagli Usa rimbalzano voci secondo cui l'uomo più ricco del mondo sarebbe pronto a far fallire la trattativa per rilevare il social media

L’offerta di Elon Musk per rilevare Twitter – 44 miliardi – è in serio pericolo. Lo sostiene il Washington Post. Il magnate potrebbe abbandonare il progetto di acquisizione del social media.

A quanto sembra il patron di Tesla e Space X ha concluso, assieme ai suoi collaboratori, che le cifre che Twitter ha fornito sugli account spam – che Elon Musk vuole eliminare – non sono verificabili con certezza. È qui il punto della discordia. Per il Washington Post il team dell’uomo più ricco del mondo ha interrotto bruscamente diverse discussioni per finanziare l’operazione di acquisizione di Twitter. Elon Musk, secondo una delle fonti, potrebbe prendere una decisione potenzialmente drastica. Se facesse retromarcia dall’intesa con i dirigenti di Twitter scatenerebbe però una grossa battaglia legale.

Musk Scholz
Foto Ansa/Epa Christian Marquardt

La mia offerta era basata sul fatto che le dichiarazioni di Twitter alla Sec fossero accurate” aveva ‘cinguettato’ Musk lo scorso maggio rispondendo a un articolo di Teslarati, sito di news sulle sue aziende. “Il Ceo di Twitter ha pubblicamente rifiutato di provare che gli account fake o spam siano inferiori al 5%“. Perciò, aveva aggiunto Elon Musk, “questa operazione non può andare avanti fino a quando non lo farà“. Secondo il fondatore di Tesla i profili falsipotrebbero essere molto più alti del 20%, che già rappresenta ‘quattro volte’ quelli indicati da Twitter.

Acquisto già sospeso una volta

In buona sostanza, dopo la maxi offerta da 44 miliardi di dollari per rilevare la società co-fondata da Jack Dorsey, che il board di Twitter aveva accettato con un clamoroso voltafaccia lo scorso 26 aprile, già in maggio, l’operazione era a forte rischio. Il 13 maggio Musk aveva twittato che il deal era “temporaneamente sospeso” gettando i mercati finanziari nel panico.

Foto Ansa/Epa Andrej Cukic

Il patron di Tesla e SpaceX restava “in attesa di dettagli a supporto del calcolo che gli account spam/falsi rappresentino effettivamente meno del 5% degli utenti“. In un colpo solo le azioni di Twitter erano crollate del -11%. Le azioni di Tesla – l’azienda di auto elettriche del magnate americano – erano invece salite del +4,9%.La risposta che Elon Musk cercava non è mai arrivata. Ammesso che fosse possibile darla in modo compiuto.

Lo scontro Musk-Agrawal

Dal canto suo Parag Agrawal, Ceo di Twitter, si è difeso dalle accuse di Musk. In un lungo thread su quanti falsi profili, bot e spam siano presenti realmente aveva precisato che “sospendiamo oltre mezzo milione di account spam ogni giorno. Di solito prima ancora che qualcuno di voi li veda su Twitter.” Inoltre, aveva sottolineato, “blocchiamo milioni di account ogni settimana che sospettiamo possano essere spam, se non riescono a superare le sfide di verifica umana (captcha, verifica telefonica, ecc.)“. Rassicurazioni che però non erano bastate a Elon Musk. L’uomo che ha messo sul piatto 44 miliardi di dollari per comprare il social che ‘cinguetta’. Uno dei maggiori leveraged buyout – acquisizione attraverso debito – di una società quotata in Borsa che sia mai stato effettuato. Ma adesso l’operazione rischia di svanire definitivamente.

Foto Ansa/Epa Christian Marquardt

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio