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La Russia di Putin in default a causa delle sanzioni

Non accadeva dal 2017 che Mosca non fosse in grado di effettuare i pagamenti

La Russia sarebbe in default sul suo debito in valuta estera per la prima volta dalla rivoluzione bolscevica. Il default – l’inadempienza rispetto al debito – è scattato alla scadenza del periodo di ‘grazia’ su circa 100 milioni di dollari di obbligazioni non pagate.

Si tratta di obbligazioni che sono rimaste bloccate a causa delle sanzioni che l’Occidente ha adottato ai danni del Cremlino, in risposta all’invasione dell’Ucraina. E che hanno quindi impedito a Mosca di effettuare i pagamenti. L’evento ha in realtà valenza più che altro simbolica, almeno per ora. La Russia è infatti un paese economicamente, finanziariamente e politicamente già emarginato per gran parte dell’Occidente. In più, come detto, il fallimento sarebbe dovuto non alla mancanza di denaro da parte del debitore ma alla chiusura dei canali di trasferimento da parte dei creditori.

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Foto Ansa/Epa

Mosca aveva già sfiorato la stessa probabilità nei primi mesi di quest’anno. Ma aveva gestito la situazione modificando i metodi di pagamento. A maggio il Tesoro americano non ha però rinnovato la licenza che esentava gli investitori americani dalle sanzioni. Da quel momento per i russi è diventato impossibile pagare il debito in dollari o nelle valute citate nei prospetti delle emissioni.

Russia, il precedente del 2017

Se confermato, è la prima volta che la Russia fa default sul debito estero dal 1917, quando, appena dopo la Rivoluzione bolscevica, il leader sovietico Lenin si rifiutò di ripagare i debiti internazionali che erano stati fatti dal vecchio impero degli zar. La Russia ha poi fatto default anche nel 1998, ma su debito interno.

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Foto ansa/Epa Yuri Kochetkv

Per ora tuttavia nessuna agenzia di rating né i vari organi istituzionali deputati (come la Credit Derivatives Determinations Committee degli Stati Uniti) hanno dichiarato la Russia in default. Sia perché probabilmente aspettano conferme più chiare, sia perché questo default è decisamente peculiare. Ed è appunto, probabilmente, un caso unico nella storia. Deriva in prima battuta dal fatto che le sanzioni di Ue, Stati Uniti, Giappone e altri paesi del mondo hanno reso impossibile per la Russia effettuare il pagamento di quanto dovrebbe.

Un default ‘politico’

Serve però capire, in un’ottica geopolitica, che il default della Russia rappresenta uno schiaffo all’orgoglio del presidente Vladimir Putin. E pesa sulla credibilità di Elvira Nabiullina, la governatrice della Banca centrale. Una personalità che aveva conquistato gli investitori internazionali con le sue credenziali di economista seria e la promesse di modernizzare la finanza russa. L’obiettivo di Nabiullina era di garantirne l’affidabilità. Alle sanzioni che i paesi occidentali hanno imposto a Mosca il Cremlino ha contrapposto l’accusa all’Occidente di spingerla verso un default creato ad arte. Cosa che sta accadendo. C’è da sottolineare, tuttavia, che se la Russia non avesse invaso l’Ucraina le sanzioni occidentali non sarebbero scattate.

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Sfilata alla Fashion week di Mosca, di giugno 2022. Foto Ansa/Epa Maxim Shipenkov

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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