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Sardegna, invasione di cavallette: in fumo 30mila ettari

Il Nuorese in ginocchio, Coldiretti: "Allarmi inascoltati da anni". Il peso sempre più forte dei cambiamenti climatici

Da un mese almeno cresce il fenomeno dell’invasione di cavallette in alcune zone della Sardegna. E ora la situazione dell’agricoltura, alla metà di giugno, è drammatica. Interi raccolti non esistono più.

Le locuste stanno distruggendo 30 mila ettari di terreni coltivati in Sardegna, sostiene Coldiretti. Il passaggio delle cavallette manda letteralmente in fumo i raccolti. Lunghi mesi di lavoro e di investimenti si perdono nel nulla. Gli agricoltori sono in seria difficoltà. I voraci insetti si concentrano nella provincia di Nuoro. Da Noragugume a Bolotana, da Illorai per arrivare a Olzai, Teti, Sarule, Sedilo, fino a Nuoro e a Ottana, le cavallette stanno facendo disastri nei campi. A quanto sembra sarebbe la piana di Ottana l’area epicentro dell’invasione delle locuste.

Cavallette Sardegna
Foto Facebook/ Coldiretti Nuoro Ogliastra

Cavallette, effetti disastrosi

Le cavallette sono insetti polifagi – dice Coldiretti – ovvero mangiano di tutto e senza freni. Colpiscono quindi non soltanto le coltivazioni nei campi, ma anche gli orti e i giardini potendo provocare vere e proprie catastrofi biologiche. Ci sono centinaia di aziende agricole che sono in ginocchio. E anche non pochi allevamenti di animali sono in allarme. In breve tempo gli allevatori stanno vedendo sparire il foraggio necessario per gli alimenti. Sono perciò costretti a ulteriori spese per l’acquisto di nuovo mangime.

Coldiretti: “Allarmi inascoltati

Lo sapevamo e lo avevamo detto dal 2019 che se non si fosse intervenuti celermente e con una seria programmazione i risultati sarebbero stati questi“. La denuncia è arrivata via Facebook da Coldiretti Nuoro Ogliastra. Il fenomeno dell’invasione di cavallette, non più episodico, si è ripetuto più intensamente negli ultimi 4 anni. “Ma qual è la sorpresa o la notizia?” è il commento amaro del presidente Leonardo Salis. “Sappiamo tutti che da una cavalletta ne nascono l’anno successivo circa 30.

Cavallette Italia
Foto Ansa/Dino Ferretti

E se ne avevamo milioni nel 2019 sapevamo tutti che se non si fossero previ provvedimenti i numeri sarebbero aumentati esponenzialmente e le cavallette si sarebbero allargate territorialmente“. “La verità – insiste – è stata la sottovalutazione del problema da parte della politica e non solo“. “I nostri allarmi sono caduti tutti nel vuoto“. Ogni anno, dal 2019, sono aumentati gli ettari di terreni coltivati che le locuste hanno devastato. “Siamo partiti da 2mila, poi 20mila, poi 30mila“.

Perché le invasioni di cavallette

Che fare adesso? Secondo gli esperti le armi più efficaci sono adeguate campagne di prevenzione. Nello stesso Nuorese sono oltre 400 i focolai di cavallette al centro di procedure di disinfestazione. Ma non è sufficiente. Occorrerebbero più predatori naturali, come gli uccelli, a dare una mano. E, soprattutto, agire prima che le larve si schiudano. Le cavallette, infatti, depongono le uova a terra proprio nel periodo estivo, in modo che emergano nella primavera successiva.

Faraone cavallette
Le faraone sono potenti predatori di cavallette. Foto Ansa

Una lavorazione dei terreni ad hoc durante l’inverno, spiega Avvenire, porterebbe le uova in superficie, ‘offrendole’ al freddo e ai parassiti, che le distruggerebbero. Il fenomeno dell’invasione di cavallette anche in Italia è, almeno in parte, conseguenza dei cambiamenti climatici. Quest’anno, in particolare, l’inverno non è stato troppo freddo. L’Italia è in piena siccità estiva dopo quella invernale. Le temperature sono superiori di mezzo grado rispetto alla media. Tutti fattori che facilitano la moltiplicazione delle locuste.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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