Johnson, il giorno del giudizio: attesa per il voto sul party gate
Il premier a rischio, il suo partito ne deciderà la permanenza a Downing Street
Nel tardo pomeriggio del 6 giugno Boris Johnson conoscerà il suo destino. Si svolgerà infatti un voto tutto interno al suo partito, i Tories conservatori, per stabilire se cacciare o meno l’ingombrante Primo Ministro, nonché leader della sua formazione politica.
Non c’è stata, dunque, alcuna pace di ‘platino’ nella battaglia esterna e interna al mondo politico inglese sulle sorti politiche di Johnson, sotto accusa per il cosiddetto party gate: i festini tenuti in pieno lockdown, in barba ai divieti anti Covid imposti ai cittadini. Il Giubileo di Platino per i 70 anni di regno di Elisabetta II, sovrana più longeva anche della mitica Regina Vittoria, non ha ridotto a più miti consigli il partito Tory. Ne ha solo procrastinato di qualche giorno la volontà di un brutale chiarimento politico.
Così da Londra hanno annunciato che nella formazione politica a cui appartiene il premier si è superata la quota minima di lettere di sfiducia nei suoi confronti, in modo tale da doversi procedere al voto. Oltre il 15% dei deputati conservatori, vale a dire 54, ha infatti messo il pollice verso alla riconferma di Johnson. Sia come capo del partito che sullo scranno di capo del Governo di Sua Maestà. Così scatterà lo storico scrutinio, stasera fra le 18 e le 20 ora britannica. Tecnicamente il voto sarà sul ruolo di Johnson quale leader dei Tories, ma in caso di sfiducia di oltre la metà dei suoi – 180 deputati più uno – egli dovrà dimettersi anche come premier. Downing Street da parte sua ha fatto sapere che BoJo accoglie con favore questa svolta. Perché “permetterà di mettere un punto sullo scandalo del party gate“.
Tories, sondaggi in picchiata
Il voto su Johnson arriva, in realtà, dopo settimane di anticipazioni e di congetture. Ma di certo sulla scia dei crescenti malumori in seno al suo partito legati ai contraccolpi del coinvolgimento del premier nella vicenda dei ritrovi a Downing Street fra il 2020 e il 2021. Di per sé del tutto innocenti. Se non fossero avvenuti in violazione del lockdown o di altre forme di restrizioni anti Covid che lo stesso Governo di Johnson aveva imposto a milioni di britannici. Uno scandalo sfociato anche in una multa, direttamente al premier. Il primo capo di Governo in carica di tutta la recente storia britannica che la polizia ha colpito con un provvedimento simile. Il quale – soprattutto – si è abbattuto in modo pesantemente negativo sui sondaggi dei Tories negli ultimi mesi.
Il Giubileo non aiuta Johnson
Il numero delle lettere di sfiducia che i deputati conservatori ribelli hanno inviato al Comitato 1922 è salito a 54 nel corso del weekend. Lo ha annunciato Graham Brady, il presidente di questo organismo interno al gruppo Tory. Brady ha precisato che diversi contestatori hanno fatto in modo che la loro adesione si formalizzasse non prima del pomeriggio del 5 giugno, in modo da far scattare l’annuncio dopo la fine dei 4 giorni di celebrazioni pubbliche del Giubileo di Platino di Elisabetta II.
Il voto sarà segreto
Brady ha ribadito che se Johnson supererà indenne il voto di stasera 6 giugno – con meno di 180 voti ostili tra i suoi – sarà al riparo da un altro voto di sfiducia interno al partito almeno per un anno. Sulla carta Boris Johnson sembra poter contare ancora sulla fiducia di più della metà dei deputati Tories, ma lo scrutinio sarà segreto. E presenta margini d’incognita, visti gli imbarazzi dei colleghi di partito nei suoi riguardi. Del resto anche una vittoria più risicata del previsto potrebbe indebolirlo, lasciando la sua poltrona comunque a rischio. Se non subito, di qui a qualche mese.