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Katia Bernardi racconta ‘Inedita’: “Come Susanna Tamaro, anche per me è stato liberatorio”

In esclusiva per VelvetMAG la regista che ha diretto il documentario su una delle scrittrici più lette, celebre firma di "Va' dove ti porta il cuore"

Il documentario Inedita di Katia Bernardi, ritratto intimo e scanzonato di Susanna Tamaro – una delle scrittrici italiane più lette di tutti i tempi e autrice di Va’ dove ti porta il cuore – presentato a Lo Spiraglio Film Festival della Salute Mentale.

L’evento organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma 1 e da Roma Capitale in collaborazione con il MAXXI e con Scena, lo spazio cinema della Regione Lazio, presenta un cinema che apre la mente e che sappia affrontare il mondo della salute mentale nei modi e generi più svariati. Tra i lungometraggi in concorso, il documentario della regista Katia Bernardi che va ad approfondire un appunto inedito per la sua profonda intimità che va a scavare e scoprire un profilo mai visto prima della famosa scrittrice Susanna Tamaro. Una donna di successo, ma lontana dai riflettori, con trent’anni di carriera segnati da una sindrome invisibile che non le era stata diagnosticata fino a pochi anni fa: la sindrome di Asperger.

Lo Spiraglio 2022
Courtesy of Press Office

Noi di VelvetMAG abbiamo intervistato in esclusiva per i nostri lettori Katia Bernardi, per raccontare Inedita. E un po’ anche il suo mondo che si nutre di racconti e pellicola, e del rapporto che ha con la scrittrice Susanna Tamaro, che è stata materia e anima del suo documentario.

Intervista esclusiva di VelvetMAG a Katia Bernardi

Partiamo subito dalla collaborazione con Susanna Tamaro. In Inedita la scrittrice lascia che venga raccontata la sua vita intima. Ed è interessante come il vostro legame – nato da poco – possa aver documentato il privato di un’autrice abituata a stare lontano dai riflettori.
Ti dico solo che a Pasqua ero con lei a Trieste. Quindi, al di là del film, il nostro rapporto è andato avanti. Questo è un aspetto molto importante soprattutto perché per un regista che deve lavorare su una biografia di un personaggio conosciuto o sconosciuto che sia, è un viaggio molto lungo. Ma anche profondo e delicato perché si entra nell’intimo della persona. Documentare Susanna come scrittrice e nella sofferenza della sindrome di Asperger, è stato uno dei lavori più difficili per me. Sia in termini di relazione che di comprensione.

Susanna Tamaro, Inedita
Google

Il regista di documentari deve essere anche psicologo poiché impegnato nel riuscire a capire, ad accogliere il darsi del protagonista. Susanna doveva fidarsi di me affidandomi momenti molto dolorosi, intimi della sua vita e della sua sofferenza. Ed è veramente bello e significativo l’incontro che è avvenuto fra noi. Non solo perché è stata lei a cercarmi, ma per l’incontro – in questo caso – di due donne ed per il fatto che mi aveva letta e capita come essere umano attraverso Funne – Le ragazze che sognavano il mare. Si tratta di una favola contemporanea che racconta un gruppo di donne che non avevano mai visto il mare. Susanna l’aveva visto perché era candidato ai David di Donatello. Un Natale di circa 3/4 anni fa mi arriva un suo messaggio nel quale scrive: “Mi è piaciuto tantissimo questo film. Voglio incontrarti“.

Raccontami: cosa è successo dopo?

Il primo incontro! Pensavo che andassimo a bere un caffè. Invece trovai lei con una slitta dicendomi: “Andiamo?”. Mi ha fatto camminare per due ore in salita e non ero neanche vestita in modo adeguato. Ciononostante è stato interessante. In qualche modo ci siamo raccontate. Inizialmente Susanna mi chiese di fare un film tratto da uno dei suoi libri. Ed è così che è iniziato il nostro primo anno che ha visto il rapporto di conoscenza basarsi su una scrittura pensando di fare un film di finzione, progetto che è ancora in corso.

Ma, conoscendo lei, il suo mondo creativo, la sua vita privata, Roberta, le sue città come appunto Trieste o Porano, tutto questo mi ha spinto nel dirle che volevo fare un documentario che raccontasse lei e che poi ci sarebbe stato il film. Sentivo l’urgenza di raccontare Susanna come personaggio femminile, perché è una delle scrittrici più lette in Italia e per il suo essere umano con problematiche importanti, neurologiche affrontate con la scrittura, mezzo per Susanna che ha un ruolo fondamentale, capace di contenere la sindrome di Asperger. Susanna, una donna di una volontà e coraggio fuori dagli schemi.

Se per Susanna Tamaro, raccontarsi in Inedita è stato liberatorio, per te Katia, cosa è stato girare il documentario?

Per Susanna, scoprire di avere l’Asperger in età adulta è stato veramente liberatorio. Raccontarsi. Tirare giù la maschera in questo documentario, lo è stato ancor di più. Lei mi ha dato carta libera. Si è fidata proprio per questa affinità. Le riprese sono durate circa due anni. Un  tempo molto lungo causato dai rallentamenti che aveva causato il Covid, ma anche per il tempo – necessario – di conoscenza. Quando le ho fatto vedere il film – io avevo anche un po’ timore – mi ha abbracciata dicendomi: Quella lì sono io. E’ stato anche per me un momento liberatorio vissuto dopo un viaggio in profondità, che mi ha portato ad andare alla ricerca della verità, e credo uno dei compiti di un regista di documentari.

Inedita, documentario su Susanna Tamaro
Courtesy of Press Office

Ho tentato di portare a galla una verità che ha visto sei mesi di montaggio nei quali ho cercato di tradurre il tutto con leggerezza, perché Susanna è una persona molto profonda, complessa. Ma altrettanto libera, inafferrabile dettato dal fatto che continua a cambiare, ma è anche altrettanto pop. Inedita mi ha dato la possibilità di conoscere me, esplorando altri lati del mio carattere e mettendomi in discussione. Ma anche lavorare molto sull’empatia e capire come tradurre questo in immagini.

Cosa si ripresenta con costanza nei tuoi documentari?

Sono più di vent’anni che faccio questo lavoro,  l’ho capito in età adulta. Ho quarantotto anni e, guardandomi indietro vedo, come comune denominatore il fatto che ho amato e amo raccontare storie di donne. Quindi uno sguardo di una donna sul mondo femminile che racchiude personalità tenaci, coraggiose. La costante del mio racconto al femminile c’è. Un’altra cosa è che amo raccontare storie di persone che partendo con condizioni disagevoli, riescono comunque a realizzarsi. A realizzare il proprio sogno.

I prossimi progetti futuri da regista?

Inizio una fase bella di scrittura che io amo molto. Ci sono vari progetti sul tavolo, come anche una possibilità di sviluppare e andare avanti con il soggetto di fiction insieme a Susanna e Roberta. Non sono mancate proposte su soggetti con donne protagoniste. Di recente invece ho vissuto un’esperienza divertente. Dopo Susanna ho cambiato completamente genere perché mi piace sperimentare. Ed è per questo che ho scritto e diretto una serie action per il canale Dmax tutta al maschile. Volevo esplorare anche questo mondo imbattendomi in una situazione completamente diversa rispetto alle precedenti, ma sempre con un tono di ironia e leggerezza. La serie – che è appena andata in onda – si intitola Falegnami ad alta quota. Ora, come dicevo, sono in fase di scrittura, ma non nascondo che mi piacerebbe scrivere un soggetto, una storia mia.

Teresa Comberiati

Spettacolo, Tv & Cronaca Rosa

Calabrese, a vent’anni si trasferisce a Roma dove attualmente vive. Amante della fotografia quanto della scrittura, negli anni ha lavorato nel campo della comunicazione collaborando con diverse testate locali in qualità di fotografa e articolista durante la 71ª e 75ª Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica. Ha già scritto il suo primo romanzo intitolato Il muscolo dell’anima. Colonna portante del blog di VelvetMAG dedicato alla cronaca rosa e alle celebrities www.velvetgossip.it, di cui redige ogni mese la Rassegna Gossip.

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