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Uccisa giornalista di Al Jazeera: “Colpita a sangue freddo da Israele”. ONU e Usa: “Subito un’inchiesta”

A Jenin, in Cisgiordania. Vittima Shireen Abu Akleh, 51 anni, palestinese con cittadinanza americana. Ferito un collega

Una giornalista dell’emittente araba internazionale Al Jazeera, Shireen Abu Akleh, 51 anni, è rimasta uccisa mercoledì 11 maggio in Cisgiordania, nei pressi del campo profughi di Jenin, mentre era in corso un’operazione dei militari di Tel Aviv.

Al Jazeera accusa: “Le forze israeliane l’hanno uccisa a sangue freddo“. Secondo le prime informazioni, Shireen Abu Akleh, cronista palestinese con cittadinanza statunitense, sarebbe stata colpita al volto. Anche un altro giornalista è stato ferito: Ali al-Samoudi.

Dal post sopra si può accedere a un drammatico video realizzato e postato dall’account palestinese @AJA_Palestine, appartenente al canale Al Jazeera. Si vedono i primi tragici momenti dell’assassinio della giornalista Shireen Abu Akleh. Dal post sotto, invece, le reazioni alla notizia da parte dei colleghi della cronista uccisa.

Al Jazeera: “Aveva la giacca stampa

Durissimo il comunicato di Al Jazeera, apparso sui social e sul sito dell’emittente del Qatar. “In un palese omicidio, violando le leggi e le norme internazionali, le forze di occupazione israeliane hanno assassinato a sangue freddo la corrispondente di Al Jazeera in Palestina, Shireen Abu Akleh” afferma l’emittente. La giornalista, un’esperta veterana – lavorava per Al Jazeera dal 1997 – “svolgeva il suo dovere giornalisticoindossandochiaramente una giacca stampa che la identificava come giornalista, mentre seguiva l’assalto delle forze di occupazione israeliane al campo profughi di Jenin in Cisgiordania.

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Foto Twitter @AJEnglish

Al Jazeera Media Network “condanna questo crimine efferato, che intende solo impedire ai media di svolgere il proprio dovere. Al Jazeera ritiene il Governo israeliano e le forze di occupazione responsabili dell’uccisione di Shireen. Invita inoltre la comunità internazionale a condannare e ritenere responsabili le forze di occupazione israeliane per aver preso di mira e ucciso intenzionalmente Shireen.Qui una drammatica gallery del fotografo di Associated Press.

La testimonianza dell’altro giornalista

Il secondo giornalista coinvolto, Ali al-Samoudi è stato colpito alla schiena, secondo il ministero della sanità palestinese. Le sue condizioni non sarebbero gravi. Samoudi è un produttore di Al Jazeera e ha dichiarato, secondo quanto riporta l’agenzia palestinese Wafa, che insieme alla collega uccisa si trovava con un gruppo di altri cronisti nelle “vicinanze delle scuole dell’Unrwa (L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, ndr.) vicino al campo di Jenin“. “Tutti indossavano elmetti e divise da giornalisti“. Poi ha aggiunto che il gruppoè stato preso direttamente di mira dalle forze di occupazione“. “Ci hanno sparato senza chiederci prima di andar via o di smettere di filmare“.

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Il giubbotto antiproiettile insanguinato della cronista uccisa

La versione israeliana

Dal canto suo l’esercito israeliano fa sapere che sta indagando sulla “possibilità” che a colpire la giornalista di Al Jazeera uccisa e il suo collega feritosiano stati palestinesi armati“. Lo sostiene il portavoce militare, secondo cui nell’operazione a Jeninc’è stato un massiccio fuoco di decine di palestinesi armati contro i soldati“. Una circostanza smentita da Ali al-Samoudi.

Scontro fra Abu Mazen e Bennett

La presidenza palestinese di Abu Mazen ha condannatol’esecuzione da parte delle forze di occupazione israeliane, della giornalista Shireen Abu Akleh” riferisce l’agenzia Wafa. Abu Mazen ha detto di ritenere “il Governo israeliano pienamente responsabile di questo atroce crimine“, sottolineando che fa parte “della politica quotidiana perseguita dall’occupazione contro il nostro popolo, la sua terra ei suoi luoghi santi“. Immediata la replica del premier israeliano, Naftali Bennett. “Il presidente palestinese accusa Israele senza prove solide” ha affermato. “Sulla base dei dati a nostra disposizione, c’è una probabilità da non scartare che palestinesi armati che sparavano in modo selvaggio abbiano provocato la dolorosa morte della giornalista“.

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Il premier israeliano Naftali Bennett. Foto Twitter @naftalibennett

ONU e Usa: “Indagine sui fatti subito

L’inviato speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, ha condannato l’uccisione della cronista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh. “Chiedo un’indagine immediata e approfondita” per individuare “i responsabili.” “Gli operatori dei media non dovrebbero mai essere presi di mira“. Anche Thomas Nides, l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, ha chiesto un’indagine. Shireen Abu Akleh oltre che palestinese era cittadina americana. “Incoraggio un’indagine approfondita sulle circostanze della sua morte e del ferimento di almeno un altro giornalista oggi a Jenin” ha scritto su Twitter l’Ambasciatore.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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