Patrick Zaki, mancano i verbali dell’arresto
Il giudice egiziano non li concede. Per lo studente dell'Ateneo di Bologna il calvario continua: ennesimo rinvio al processo
![Zaki Patrick Egitto Italia](https://www.velvetmag.it/wp-content/uploads/2022/04/Zaki-Patrick-Egitto-Italia.jpg)
Non c’è pace per Patrick Zaki, l’attivista egiziano per i diritti umani che studia all’Università di Bologna. Malgrado che le autorità egiziane lo abbiano scarcerato lo scorso 8 dicembre – in Egitto, dove attualmente si trova – il processo a carico del ricercatore di Mansura va avanti. E lo stillicidio delle udienze rinviate continua.
È stato infatti aggiornato al 21 giugno prossimo il processo a carico di Zaki in corso a Mansura sul delta del Nilo, la città natale dello studente. Lo ha riferito all’agenzia Ansa Marise, la sorella, al termine dell’udienza che si è svolta al mattino di oggi 5 aprile presso il Palazzo di Giustizia di Mansura. E poi lo ha scritto lo stesso Patrick sul suo account Twitter (vedi sotto).
Il processo è stato aggiornato al 21 giugno. 🙏✌️
Grazie per essere sempre dalla mia parte.❤️💙— Patrickzaki (@patrickzaki1) April 5, 2022
L’attivista per i diritti umani e civili è attualmente libero dopo la scarcerazione avvenuta l’8 dicembre, al termine di 22 mesi di custodia cautelare un carcere. Ma non può tornare in Italia. A suo carico l’accusa di “diffusione di notizie false ai danni dell’Egitto“. Il tutto per aver scritto dei post su Facebook e un articolo in cui prendeva le difese della minoranza oppressa dei cristiani copti, a cui egli stesso appartiene. Proprio oggi, nel giorno della sua quinta udienza, Zaki ha fatto sapere di aver subìto un attacco informatico.
![Patrick Zaki Liberato Egitto](https://velvetmag.it/wp-content/uploads/2021/12/Patrick-Zaki-Liberato-Egitto-1-e1649167741145.jpg)
Zaki, segreto sui verbali dell’arresto
Prima dell’udienza aveva dichiarato: “Sono sempre un po’ ottimista. Spero di tornare in Italia il prima possibile“. Una fonte egiziana aveva fatto sapere che il giudice monocratico di Mansura non ha ancora reso noti i verbali dell’arresto di Patrick Zaki del 7-8 febbraio 2020. Documenti che i legali dello studente avevano chiesto al fine di provare l’irregolarità del provvedimento restrittivo. La fonte ha lasciato intendere che lo stesso vale per vecchi atti processuali. E persino per un testimone. Una persona la cui testimonianza i legali di Zaki vogliono acquisire al fine di dimostrare la correttezza di quanto scritto nell’articolo incriminato sulle discriminazioni che i copti, i cristiani d’Egitto, devono subire nel loro paese.
![Zaki Patrick](https://velvetmag.it/wp-content/uploads/2022/04/Zaki-Patrick.jpg)
Amnesty: “Basta rinvii al processo Zaki“
“Patrick ha bisogno, da persona innocente quale è, dopo 26 mesi, di tornare alla sua libertà piena. Libertà di ricerca, studio, movimento. Non è possibile che vada ancora così a lungo avanti“, ha commentato Riccardo Noury. Il portavoce di Amnesty International Italia stigmatizza la notizia dell’ennesimo rinvio del processo. E aggiunge: “Si potrebbe chiamare cronaca di un rinvio annunciato. Questo non va bene, Patrick è bloccato nelle maglie di un sistema giudiziario che prima lo ha tenuto per 22 mesi in attesa del processo e ora lo sta trattenendo dentro un processo che non si sa quando finirà“.
![Amnesty Noury Riccardo](https://velvetmag.it/wp-content/uploads/2022/04/Amnesty-Noury-Riccardo.png)
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