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Rivolta in Kazakistan, la Russia invade il Paese. “Decine di morti”

Mosca invia truppe in base al patto fra 6 ex repubbliche sovietiche. Oltre mille i feriti dopo tre giorni di scontri per i rincari dei carburanti

Scoppiata violentemente nelle scorse ore, la rivolta popolare ha acceso i riflettori sul Kazakistan, il grande paese dell’Asia centrale, già ex repubblica sovietica. Forse l’ultima nazione del blocco, assieme alla Bielorussia, a essere governata dai vecchi oligarchi comunisti e dai loro discendenti, in un regime che di democratico ha soltanto la facciata.

Kazakistan, il caro gas

Il Governo del Kazakistan ha annunciato di aver reintrodotto per 180 giorni un tetto ai prezzi di benzina, gasolio e gas di petrolio liquefatto. Il brusco rincaro del prezzo del gas Gpl aveva infatti determinato ribellioni nella capitale Nur-Sultan (Astana) e nella metropoli centro economico nazionale, Almaty, oltreché in altre aree del vastissimo Paese. Sarebbero oltre 1.000 le persone ferite nei disordini dopo 3 giorni di proteste. I numeri sono del ministero della Salute. 400 i feriti ricoverati in ospedale, 62 in terapia intensiva. La televisione statale ha riportato la notizia dell’uccisione di 12 membri delle forze dell’ordine, uno di questi sarebbe stato decapitato. Altri 353 sarebbero feriti. Secondo l’agenzia di stampa Agi, un rappresentante del dipartimento di polizia di Almaty, Saltanat Azirbek, ha invece affermato come siano stati eliminati decine di rivoltosi che hanno preso parte ai disordini ad Almaty.

Militari da 6 Stati contro le rivolte

La Russia non ha esitato a inviare le sue truppe in Kazakistan. Obiettivo dichiarato è “stabilizzare” il Paese a seguito delle rivolte. Lo riferisce l’Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva (Csto), di cui fanno parte 6 ex repubbliche sovietiche guidate da Mosca. All’operazione dell’esercito russo, spiega una nota ufficiale, stanno partecipando effettivi di tutti i Paesi appartenenti all’alleanza. Oltre a Russia e Kazakistan anche Armenia, Bielorussia, Kirghizistan e Tagikistan.

Aeroporti chiusi in Kazakistan

Gli aeroporti delle principali città del Kazakistan, Almaty, Aktay e Aktobe, sono chiusi. L’aeroporto di Almaty, la capitale economica, sarebbe di fatto distrutto. I dimostranti lo avevano occupato e la rabbia popolare si sarebbe scatenata. Le aree del terminale e del duty free sarebbero state saccheggiate. Le forze di sicurezza sostengono di avere ripreso da alcune ore il controllo dello scalo. Le autorità aeroportuali hanno inoltre comunicato la sospensione di tutti i voli da Mosca verso Almaty e Nur-Sultan, la capitale politico-amministrativa. Il ministero degli Esteri della Cina ha espresso l’auspicio di una “rapida stabilizzazione” della situazione in Kazakistan. “Speriamo che la situazione si stabilizzi e l’ordine sociale ritorni“, ha detto il portavoce Wang Wenbin, secondo quanto riporta l’agenzia Tass.

Il presidente russo, Vladimir Putin

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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