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Pensioni: dalle quote al rinvio dell’assegno, le ipotesi in campo

La Lega vuole evitare un ritorno alla legge Fornero perché sa che quota 100 salterà. Draghi vede i sindacati che sono contrari a quota 102 e 104

Alle 18 di oggi 26 ottobre l’incontro forse decisivo a Palazzo Chigi fra il premier Mario Draghi e i leader di Cgil, Cisl e Uil sulla legge di bilancio. Sul tavolo anche, e soprattutto, il nodo pensioni. Fra i partiti la tensione è alta. Se per il segretario del PD, Enrico Letta, “il sistema delle quote è sbagliato“, la Lega cerca di difendere quota 100, trattandone con Draghi una riforma che non ne sradichi l’impianto. Per il sottosegretario al Mef della Lega, Federico Freni, “l’obiettivo della Lega è evitare un ritorno alla Fornero. La discussione per una riforma ragionevole è in corso.

Sindacati e Confindustria: “Stop quote”

I sindacati confederati hanno già criticato il Governo Draghi per la ventilata ipotesi di sostituire quota 100 – voluta dalla Lega e dal M5S nel 2019 – con quota 102 e 104.La proposta, se confermata – ha affermato il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghisellicostituirebbe una vera e propria presa in giro per i lavoratori. Con quei vincoli solo poche migliaia di persone nei prossimi anni potranno accedere alla pensione“. Boccia le quote 102 e 104, ma anche la 100, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. “Siamo fortemente contrari, riteniamo, invece – propone Bonomi – che si debba lavorare sui lavori usuranti, sui quali effettivamente c’è un problema“. Una cosa è certa: quota 100 sparirà. Potrebbe arrivare il sistema di quota 102 e 104 o la pensione in due tempi. Ecco cosa prevedono.

Quota 102, contributivo

Significa che ad andare in pensione nel 2022 sarà chi avrà compiuto 64 anni e potrà vantare 38 anni di contributi (quota 100 prevedeva 62 anni e 38 di contributi). Si tratta in pratica dei nati nel 1958. Per chi ha cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, con calcolo interamente contributivo – più contributi sono stati versati, più alta sarà la pensione -, è già previsto un canale di pensionamento anticipato a 64 anni. Sono coinvolti, potenzialmente, circa 50mila lavoratori.

Quota 104, sistema misto

Si va in pensione a 65 anni di età più 39 di contributi, o a 66 anni di età e 38 di contributi versati. La misura potrebbe essere limitata ai lavoratori che vanno in pensione con il sistema misto retributivo e contributivo. Dopo quota 104, avverrebbe, secondo le ipotesi che si fanno in queste ore, il ritorno alla vecchia legge Fornero, con l’innalzamento dell’età pensionabile.

Le pensioni in due tempi

L’ipotesi, illustrata dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, è di anticipare, per chi abbia compiuto 63 o 64 anni e volesse lasciare il lavoro, solo la quota contributiva della pensione. Si rinvierebbe in questo caso l’assegno totale, comprensivo anche della parte retributiva, al compimento dei 67 anni. Una volta raggiunta la pensione di vecchiaia invece al lavoratore spetterà l’assegno pieno, completo di quota retributiva e quota contributiva.

Le condizioni per le pensioni

Per accedere al pensionamento in due tempi, oltre al requisito di età, occorre essere in possesso di almeno 20 anni di contribuzione. Ma anche di aver maturato, al momento della scelta, una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale. La proposta prevede inoltre la cumulabilità della mini-pensione con i redditi da lavoro dipendente, autonomo e la possibilità di ancorare la prestazione a futuri meccanismi di staffetta generazionale, legati al part time. Esclusa la possibilità di convivenza con il reddito di cittadinanza, ape sociale e indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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