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Fausto Coppi: l’Airone in bicicletta

Passista, scalatore, con un buono spunto veloce, adatto a qualsiasi competizione con una bici su strada

La struttura morfologica di Coppi, se permettete, sembra un invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta“. Parola di Gianni Brera: parola della più grande penna del giornalismo sportivo italiano – e non solo – per descrivere il Campionissimo o l’Airone, come è stato soprannominato Fausto Coppi.  Il corridore più famoso e vincente dell’epoca d’oro del ciclismo italiano, uno degli atleti più popolari di tutti i tempi: passista, scalatore, con un buono spunto veloce, adatto a qualsiasi competizione con una bici su strada.

Le vittorie

Angelo Fausto Coppi, nasce a Castellania, 15 settembre 1919. A vent’anni è già professionista e lo rimarrà fino alla morte nel 1960. Ha vinto cinque volte il Giro d’Italia (1940, 1947, 1949, 1952 e 1953) – come Binda e Merckx, e due volte il Tour de France (1949 e 1952). Primo ciclista a far doppietta nella storia nello stesso anno. Nell’albo d’oro delle gare in linea: cinque affermazioni al Giro di Lombardia; tre vittorie alla Milano-Sanremo; la conquista della Parigi-Roubaix e della Freccia Vallone. Campione del mondo nel 1953, e su pista nell’inseguimento sia nel 1947 che nel 1949. Primatista dell’ora: 45,798 km dal 1942 in pieno clima bellico al 1956.
Ha cambiato l’approccio alle competizioni ciclistiche, dalla dieta agli sviluppi tecnici della bicicletta, passando per allenamenti e medicina sportiva.

Dalla guerra e dalla prigionia alla rinascita

Il 9 novembre del 1942 comincia l’invio di truppe italo-tedesche a Tunisi e Biserta. Fausto Coppi, caporale del 38º Reggimento di fanteria della Divisione Ravenna, riceve l’ordine di partire. Il 13 aprile 1943 quello che sarà il campionissimo viene catturato dagli inglesi e condotto nel campo di concentramento di Medjez el Bab, in Tunisia, passando poi al campo di Blida, vicino ad Algeri. La prigionia si conclude il 1º febbraio 1945, quando come  automobilista aggregato alla RAF in Italia, sbarca a Napoli, ormai sotto il controllo degli Alleati. Palumbo, giornalista della Voce, che diventerà direttore de La Gazzetta dello Sport, lancia un appello: «Date una bicicletta a Fausto Coppi». La bici arriva e con Coppi rinasce l’Italia dalla Guerra. Nella primavera del 1946 riprendono le competizioni professionistiche. Coppi firma per la Bianchi: indosserà la famosa casacca bianco-celeste della casa ciclistica milanese. Tutti ricordano la famosa frase del cronista Mario Ferretti: «Un uomo solo è al comando; la sua maglia è biancoceleste; il suo nome è Fausto Coppi»

Coppi vs Bartali

Gino Bartali, ha cinque anni in più del suo rivale. Già durante la guerra ha conquistato il Giro d’Italia e il Tour de France mentre Coppi ancora correva tra i dilettanti. I due si incrociarono la prima volta nel 1940:  sono compagni di squadra Fausto Coppi, un giovane ventenne partito da gregario e vince all’esordio al Giro d’Italia. Bartali è caduto e lo sprona soprattutto nelle tappe in salita. La guerra li divise. Il Paese era diviso in due: da una parte la visione laica dei comunisti e socialisti, dall’altra la Democrazia Cristiana campione della parte cattolica. Bartali aveva origini popolari e contadine. Coppi, freddo e calcolatore, dedito ad allenamenti costanti volto “perfetto” delle ispirazioni socialiste.

Nei giorni dell’attentato a Togliatti il 14 luglio del 1948 il trentaquattrenne Bartali è al Tour de France. Riceve la telefonata del Presidente del Consiglio De Gasperi e una richiesta: vincere per risollevare l’Italia intera. Lo fa  infliggendo il distacco più ampio di sempre al secondo: oltre 26 minuti, riunendo per qualche giorno il Paese in adorazione della maglia gialla. Nel campionato del mondo successivo subiscono una squalifica per comportamento antisportivo: per tutta la corsa passano il tempo a controllarsi a vicenda facendo più in modo che non vinca l’altro che non puntare al successo. In realtà si trattava di un rapporto piuttosto benevolo, iconizzato nel 1952 da un’immagine del fotografo Carlo Martini, con il famoso “passaggio di borraccia” tra i due durante una tappa del Tour de France.

Rivalità Coppi Bartali foto interna

Fausto vs Gino è sinonimo di infinite battaglie sportive e altrettante innumerevoli vittorie. Conquistarono insieme otto Giri, 4 Tour de France, 124 vittorie per Bartali contro le 122 di Coppi.

Lo scandalo privato nella vita del campione

Fausto Coppi si sposa il 22 novembre 1945 Coppi con Bruna Ciampolini. Dal matrimonio nasce una figlia Marina, due anni più tardi. Ma la sua vita sentimentale è notissima per lo scandalo della relazione extraconiugale con Giulia Occhini, conosciuta fin dal 1948. Lei è la moglie del dottor Enrico Locatelli, appassionato tifoso del ciclista, che chiede un autografo a Coppi. Negli anni la conoscenza evolve in una liason che porta il campionissimo alla separazione consensuale. Locatelli non lo accetta e denuncia la moglie per adulterio. Dopo un tentativo di cogliere la donna in flagranza di reato sfumato, i Carabinieri ci riescono e la donna viene prima condotta in carcere e poi costretta al domicilio coatto. Coppi viene prima privato del passaporto e poi condannato a due mesi di carcere per abbandono del tetto coniugale. I due si sposano in Messico (matrimonio mai riconosciuto in Italia) e hanno un figlio, Angelo Fausto detto Faustino, a Buenos Aires il 13 maggio 1955.

funerale fausto coppi

 

La morte di una leggenda

Il 1959 avrebbe dovuto essere la stagione d’addio in una nuova squadra diretta proprio da Gino Bartali. Durante un viaggio in Burkina Faso viene infettato dalla malaria. Non lo sa e fa ritorno in Italia. E’ allo stadio per Genoa-Alessandria per vedere sul campo Gianni Rivera. Il 27 dicembre si mette a letto con febbre alta, nausea e brividi; i medici non riescono a formulare una diagnosi. Non reagisce alle cure a base di antibiotici e cortisonici. Muore alle 8:45 del 2 gennaio 1960, all’età di 40 anni.

Il 4 gennaio sono in 50.000 sul colle di San Biagio a seguire il funerale del Campionissimo”. Sepolto prima nel piccolo cimitero sul colle San Biagio, nei pressi di Castellania, poi viene traslato con il Serse – morto a seguito di una caduta in bici e a cui era legatissimo – in un mausoleo, realizzato accanto al municipio di Castellania.
Coppi vinse complessivamente 151 corse su strada, 58 delle quali per distacco, e 83 su pista. 31 giorni maglia rosa del Giro d’Italia (con 22 frazioni vinte) e 19 giorni la maglia gialla del Tour de France (con 9 tappe). I numeri di una leggenda, i triofi di un Paese, e come ha detto Eddy Merckx, che di soprannome faceva “il cannibale”: “le vittorie di Coppi sono diventate romanzo, le mie cronaca“.

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Angela Oliva

Direttore Responsabile
Pugliese di nascita, muove le sue prime esperienze giornalistiche tra Palio, Sport e Cronaca bianca a Siena durante il periodo universitario divenendo pubblicista subito dopo la laurea con lode in Scienze della Comunicazione. Con il trasferimento a Roma inizia il praticantato che la porterà a diventare professionista nel 2008. Si è occupata di gambling, dipendenze, politica estera (ha una seconda laurea sempre con lode in Scienze internazionali e diplomatiche), ippica, economia. Ha collaborato con giornali, TV (Telenorba), l'agenzia di stampa nazionale Il Velino-AGVNews e con diverse realtà specializzate. Diverse le esperienze in agenzie come account ed advisor del settore bancario, di associazioni di categoria, di comunicazione pubblica, turismo, trasporti, cybersecurity, compliance & risk management, telecomunicazioni, 5G e di gaming.
In parallelo si è occupata di Comunicazione strategica e Marketing come manager in azienda - trasferendosi a Rimini - assumendo spesso anche la responsabilità delle Relazioni esterne. Ha approfondito, con due diversi master, anche i temi della Corporate Social Responsibilty e della Sostenibilità.

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