I Cinefanatici – Venezia Special Edition
Molto più che una rubrica sul cinema: lo sguardo di VelvetMAG
“Tutto ciò che conta nel cinema è inspiegabile.” Lo diceva Wim Wenders sintetizzando la magia del grande schermo in poche, semplici parole: se ci dovessimo interrogare, non riusciremmo, infatti, a dare una spiegazione esaustiva o razionale sul senso profondo che ci spinge a contemplare le immagini proiettate. Ma sappiamo, in fondo, di non riuscire a farne a meno, fa parte di noi cinefanatici.
Chi sono I Cinefanatici?
E’ uno spazio, cari lettori e care lettrici di VelvetMAG, dedicato agli amanti della settima arte. Una rubrica, con cadenza mensile, ricca di focus su personaggi, film o retroscena legati al mondo del cinema nel suo complesso. Un argomento specifico, una ricorrenza in particolare, un divo, una maestranza, un regista visto con ‘occhiali’ capaci di nuove coraggiose prospettive. Per questo prenderemo posto in sala a Venezia per la 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – come facciamo ogni volta che ci accomodiamo sulla poltrocina da cui assistiamo alla magia.
Solo che come spesso accade ai “fanatici veri” ci sono talmente tante cose da dire che durante lo svolgimento della kermesse – tra il 1° e l’11 settembre – ci sarà una special edition giornaliera. Ci serve per ripercorrere la storia della Mostra attraverso 11 progetti, uno per ogni giornata dell’evento, che nel corso delle 77 edizioni precedenti si sono aggiudicati il Leone d’Oro (in realtà per la precisione, che piace ai cinefanatici, i film saranno 13 per via di assegnazioni con ex-aequo). Vi proponiamo una sorta di metakermesse scegliendo quei vincitori che racchiudono le problematiche sociali contemporanee che la Mostra ama più di tutto.
Cosa amano I Cinefanatici?
L’inclusione, il metalinguaggio, ma anche gli orrori della guerra, che la Mostra del Cinema di Venezia ha affrontato nel corso delle 77 edizioni passate, ne hanno connotato e cambiato spesso la fisionomia. L’evento è il più longevo in Europa per quanto concerne la settima arte e secondo a livello mondiale (dopo solo gli Academy Awards). Da celebrazione del cinema a baluardo delle libertà fondamentali dell’individuo, a riflesso della realtà, la kermesse veneta è lo specchio di un Mondo in continua trasformazione. Un mondo che ha attraversato conflitti bellici, conosce l’incertezza e la violenza degli Anni di piombo, come pure il boom economico, non smettendo mai di rinnovarsi.
Venezia Special Edition: quali film ‘rivedremmo’?
Abbiamo scelto un doppio tema – ‘universalità’ e ‘inclusione’ – e lo abbiamo cercato prima e trovato poi ne La forma dell’acqua. Diretto da Guillermo Del Toro è Leone d’Oro nel 2017 (prima degli Oscar) ci spinge a percorrere un viaggio nei 77 anni della kermesse fino al Joker di Todd Phillips. Ma l’inclusività è anche lotta contro la discriminazione ‘razziale’ – anche Nord vs Sud Italia – come in Così ridevano di Gianni Amelio, del 1998.
Come la discriminazione assume le diverse forme della questione di genere: dalla pellicola ‘scandalo’ I segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee (Leone d’Oro nel 2005) a Bella di giorno, di Luis Buñuel, vincitore nel 1967. Catherine Deneuve – Belle de jour non si adatta al suo contesto così come non lo fa l’omonima protagonista de Il segreto di Vera Drake (2004). Di più ancora la protagonista – Giuliana – di Deserto rosso (Michelangelo Antonioni, 1964), interpretata da Monica Vitti. Siamo alla vigilia di quegli Anni di piombo, film del 1981 di Margherete Von Trotta in cui le protagoniste, Marienne e Julianne, si mostrano “figlie della guerra“.
Nella soggettività più esasperata nata dalla guerra
Quella stessa guerra viene sviscerata da Mario Monicelli e Rossellini, che nel 1959 vinsero in ex aequo con due progetti, incentrati rispettivamente sul primo e sul secondo conflitto mondiale: La grande guerra e Il generale della Rovere. Il tema del rimaneggiamento dei fatti e della complessità del reale esplode con Akira Kurosawa in Rashomon (1951). Se la realtà può essere dunque filtrata attraverso la soggettività, a cosa si arriva?
Ci rispondono due film insieme, non a caso vincitori ex-aequo, nel 1993. Si tratta di America Oggi di Robert Altman e Tre colori – film blu di Krzysztof Kieślowski. Un ritratto impietoso della realtà, come quello che ci offre Altman, ci conduce a una progressiva alienazione. Quella stessa di Julie Vignon (Juliette Binoche) nel film diretto dal regista polacco: qui la protagonista deciderà di abbandonarsi nel nulla, non avendo più niente da perdere. La sua alienazione è quella della società contemporanea: è quella del nuovo Joker di Todd Phillips, vincitore del 2019. Ormai alienato da ciò che lo circonda. Alla ricerca forse di quella magia che il cinema ricerca all’infinito.