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Elezioni suppletive a Siena, Enrico Letta si gioca tutto e mette da parte il simbolo del Pd

Il segretario dem chiede la massima unità agli alleati per vincere una sfida che il Centrosinistra non può perdere, pena una Stalingrado al contrario, col Centrodestra che, già avvantaggiato nei sondaggi nazionali, potrebbe suonare la riscossa

Sarà un settembre di campagna elettorale sui carboni ardenti per Siena. Alle amministrative del 3 e 4 ottobre gli elettori della città toscana saranno chiamati al voto per scegliere il rappresentate del territorio alla Camera dei Deputati, nell’ambito delle elezioni suppletive maggioritarie del collegio uninominale Toscana 12. Il seggio sarà assegnato al candidato che otterrà un voto in più degli altri. Il collegio comprende in tutto 34 Comuni oltre a Siena, alcuni in provincia di Arezzo.

Letta e Marrocchesi, sfida a due

Da una parte, per lo schieramento di Centrosinistra allargato ai Cinque Stelle e a Italia Viva, si presenterà il segretario del Pd, Enrico Letta; per quello di Centrodestra l’imprenditore Tommaso Marrocchesi Marzi. I riflettori della politica sono accesi su Siena per via della candidatura di un big come Letta, alla conquista del seggio vacante di Montecitorio dopo le dimissioni da parlamentare dell’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ora a capo di Uncredit.

Simbolo col nome e senza partiti

Ecco il simbolo per le suppletive nelle province di Siena e Arezzo. Scelto per privilegiare #allargamento e spirito di #coalizione ha scritto in un Tweet Enrico Letta per annunciare il nuovo simbolo per la corsa nel collegio Toscana 12. Non appare il logo del Pd né di alcun altro partito. Immediate le reazioni polemiche degli avversari nazionali. “Il segretario del Pd si vergogna così tanto del suo partito che è disposto persino a nascondere il suo simbolo? Lo capiamo perfettamente. Come dargli torto” ironizza sempre su Twitter la leader di Fdi, Giorgia Meloni. “Il centrodestra ha scelto per Siena un candidato di Siena, un imprenditore del vino, orgoglioso della sua squadra e della sua città – dice Matteo SalviniLa sinistra invece candida il segretario del partito che ha distrutto storia e patrimonio del Monte dei Paschi. E, per la vergogna, si presenta senza il simbolo del Pd.”

Una coalizione difficile per Letta

A Siena il segretario del Pd ed ex premier si gioca l’osso del collo. Ha faticato a portare a casa il sostegno di Italia Viva del suo acerrimo nemico, Matteo Renzi. Gli serve quello di M5S, il cui nuovo capo politico, Giuseppe Conte, altro ex premier non si è candidato. Per questo ha rivolto un appello ‘largo’ alla coalizione di Centrosinistra e ha rinunciato al simbolo del partito, proprio per puntare tutto sul suo nome, quello di un leader che vuole tenersi fuori dal gioco delle correnti e dei ricatti di coalizione, spendendo una credibilità politica che molti gli riconoscono a livello europeo. Proprio oggi, 30 agosto, via Twitter anche Carlo Calenda ha promesso sostegno: “A Siena non presenteremo un candidato” ha scritto. “Enrico Letta è il segretario di un grande partito e deve poter sedere in Parlamento. Spiace che non abbia fatto ragionamenti collaborativi su Roma (Comune e suppletive). Ma lo sgambetto a Siena non sarebbe una risposta onorevole. A Siena“, ha aggiunto, rispondendo a un follower, con un pizzico di veleno.

La città del Palio e il suo presente

Poi c’è Siena, il suo passato di gloria, il suo presente sofferto. “Se c’è un argomento sensibile nel contesto senese, è ovviamente quello della ‘banca della città’ – ha detto il politologo fiorentino Marco Tarchi intervistato su La Nazione da David Allegranti -, e sottovalutarne l’impatto sarebbe suicida, visto anche il ruolo che il Pd e i suoi predecessori hanno avuto nelle controverse vicende di Mps.” “Di mezzo c’è la concreta prospettiva degli almeno 5mila esuberi preventivati nella vendita ad Unicredit – ha sottolineato Tarchi – e per quello che un tempo si vantava di essere il partito del lavoro, far finta di niente, o peggio, sarebbe un errore pesante.” La sfida è aperta e non si gioca sui social né dalle cabine di regia romane. Ma sulla dura terra rossa di Siena.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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