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Giornata Internazionale contro i Test Nucleari: verso un mondo libero dalle armi di distruzione

Nasce nel 2009 ed è una ricorrenza che punta alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica rispetto alla tragedia scaturita da queste armi 'speciali'

Scientificamente si definisce test nucleare un’esplosione per verificare la potenza di un ordigno in fase di progettazione o per verificarne l’efficienza qualora sia presente in un arsenale; umanamente si definisce test nucleare un’azione di distruzione, annientamento e sofferenza che coinvolge il genere umano e arreca danni irreversibili, laddove non conduce direttamente alla morte. “L’umanità ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo avrebbe mai costruito una trappola per topi“; così Albert Einstein definisce uno degli atti tra più crudeli e sconsiderati messi in pratica dall’uomo e nati dai test nucleari.

Un’arma creata dall’uomo per distruggere l’uomo, in questo modo si può racchiudere il significato agghiacciante rappresentato dalle armi nucleari. Ed è per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vastità di tragedie umane e ambientali, provocate dai test nucleari, che nasce la Giornata Internazionale contro i Test Nucleari; il 2 dicembre del 2009 i partecipanti alla 64° sessione dell’Assemblea Generale delle Nazione Unite approvano l’istituzione della ricorrenza, adottando all’unanimità la risoluzione 64/35.

La storia dei test nucleari

La storia dei test e delle armi nucleari inizia il 16 luglio 1945, giorno passato alla storia come la Jornada del muerto; in questa data venne condotto il Trinity Test a 56 km dalla città di Socorro, nel Nuovo Messico, finalizzato a testare il primo dispositivo di implosione al plutonio. Da allora sono stati condotti circa 2000 test nucleari in tutto il mondo, con effetti devastanti sugli uomini e l’ambiente. È il mattino del 6 agosto 1945, alle ore 8:15, quando l’aeronautica militare statunitense sgancia la bomba atomica Little Boy sulla città di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dal lancio dell’ordigno Fat Man su Nagasaki. Degli effetti a medio e a lungo termine, allora, non si aveva piena consapevolezza.

Gli effetti a lungo termine

Rispetto all’inconsapevolezza successiva ai primi test di sperimentazione nucleare, oggi gli effetti sono ben chiari; esiste una testimonianza viva nei Hibakusha (i sopravvissuti) a Hiroshima e Nagasaki. Effetti che non si sono riscontrati solo nei sopravvissuti alle bombe nucleari, ma nelle conseguenze anche su figli e nipoti. Storia tragicamente analoga anche per chi abitava a Chenobyl o nel raggio di 2.000km dalla città; dallo scoppio della centrale nucleare, il 26 aprile del 1986, gli effetti si riscontrano ancora in patologie e malformazioni attuali. L’esposizione alla radioattività derivata dalle esplosioni nucleari, può generare nell’ambiente la totale assenza di ossigeno (con conseguenti, incendi e uragani) e negli uomini lo sviluppo di malattie quali: leucemia, cancro alla tiroide, al polmone e al seno; il tempo che può intercorrere tra l’esposizione e lo sviluppo della patologia varia tra i 10 e i 40 anni.

L’Istituzione della Giornata Internazionale contro i Test Nucleari

La risoluzione approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, invita a direzionare l’attenzione e l’educazione su una forma di consapevolezza mondiale; la potenza distruttiva degli “effetti delle esplosioni dei test delle armi nucleari o di qualsiasi altra esplosione nucleare e sulla necessità della loro cessazione come uno dei mezzi per raggiungere l’obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari“. Il 29 agosto, scelto come data per celebrare la ricorrenza, non è causale; corrisponde infatti alla chiusura del Poligono Nucleare di Semipalatinsk avvenuta nel 1991.

L’evento, di portata mondiale, ha lo scopo di sottolineare attraverso attività e messaggi educativi, l’importanza di una ricorrenza di questo tipo. Una giornata per evidenziare gli errori e gli orrori commessi dall’umanità verso i propri simili e l’ambiente che li ospita; ma si tratta soprattutto di un impegno finalizzato a prevenire ulteriori attività legate ai test nucleari e ai disastri ad essi connessi. La Giornata Iternazionale contro i Test Nucleari, inoltre, promuove il disarmo nucleare come chiave fondamentale per la pace e la sicurezza nel mondo; messaggio condiviso anche dalla Giornata Internazionale per l’Eliminazione Totale delle Armi Nucleari che si tiene il 26 settembre.

I Trattati sulla cessazione degli esperimenti nucleari

Si legge su Wired che, secondo la Relazione del Comitato scientifico delle Nazioni Unite sugli effetti delle radiazioni atomiche all’Assemblea Generale, “dal 1945 al 1980 ogni test nucleare ha provocato un rilascio incontrollato nell’ambiente di notevoli quantità di materiali radioattivi, che si sono depositati ovunque sulla superficie della Terra“. Fino agli anni ’50 gli effetti del rilascio nucleare erano pressoché sconosciuti; solo con gli studi nel latte materno e nei denti dei neonati, nel 1963 si arriva ad una prima conclusione.

Nasce il Trattato parziale sul divieto dei test (PTBT); si tratta, però, di un documento che vieta i test nucleari nell’atmosfera, spazio esterno e sotto l’acqua, ma non sottoterra. Solo nel 1996 si arriva al cosiddetto CTBT; il Trattato sul Bando Totale degli Esperimenti Nucleari che prevede l’abolizione di tutte le esplosioni in ogni luogo del mondo. Tuttavia, oggi, il mondo è ancora in attesa che il trattato entri in vigore; ratificato da 148 Stati e firmato da 180, esso potrà entrare in vigore solo quando i 44 Stati con capacità nucleare avanzata effettueranno la ratifica; questo nonostante la consapevolezza, ormai raggiunta, sugli effetti devastanti dei test e delle armi nucleari. Importante, dunque, non dimenticare, e fondamentale portare avanti iniziative come quelle promosse dalla Giornata Iternazionale contro i Test Nucleari. “A meno che il mondo non adotti ora la non violenza, questo significherà certamente il suicidio dell’umanità“, attuale sempre il pensiero di Mahatma Gandhi.

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Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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