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Prove invalsi: abbandono scolastico e scuola in crisi come effetto della Pandemia

Frutti tutt'altro che positivi quelli raccolti dopo quasi due anni di alterazioni nel flusso formativo di giovani e giovanissimi

La pandemia da Covid 19, che ancora continua a mietere le sue vittime, ha lasciato strascichi dal sapore irreversibile in molti campi della vita sociale del Paese. La scuola sembra essere tra le più colpite da quella che si può definire una piaga moderna, ma dai risvolti assolutamente classici: povertà, dispersione, crisi sono solo alcuni degli effetti conseguenziali del Coronavirus e la situazione nelle scuole sembra esserne un triste esempio.

A dare prova di ciò i ‘tragici’ risultati delle prove invalsi dell’anno accademico 2020-2021. Il 95% degli studenti (pari a circa 40-45mila tra giovani e giovanissimi) possiede competenze di base fortemente carenti e inadeguate; esito, tutt’altro che positivo, di due anni di didattica a distanza (DAD). La scuola a distanza, pare, non aver funzionato nella maniera sperata e le condizioni dei ragazzi sono peggiorate notevolmente rispetto agli anni precedenti.

Una scuola carente di competenze in italiano e matematica

I dati non mentono e il quadro che si delinea della scuola degli ultimi anni sembra aver gravato in modo particolare sui giovani, che risultano fortemente impreparati. Nonostante i 100 (superiori rispetto alla media degli altri anni), i livello di preparazione degli studenti è decisamente inferiore se paragonato agli anni precedenti; risultati che porteranno conseguenze all’università o sul luogo di lavoro. Le prove invalsi dimostrano che in quinta superiore il 44% degli studenti non è arrivato al livello minimo d’italiano e il 51% (quindi esattamente più della metà) non è arrivato al livello minimo di matematica. I dati non migliorano per gli studenti delle medie; il 39% degli scolari non ha raggiunto i livelli minimi in italiano e il 44% dei ragazzi, che si apprestano a frequentare la scuola superiore, non ha raggiunto le competenze minime in matematica.

La DAD e la dispersione scolastica

Ma ad essere stato schiacciato dalla pandemia non è solo l’andamento scolastico dei giovani e giovanissimi; anche l’aspetto più strettamente psicologico ne ha risentito. In maniera (forse) inaspettata e spiazzante, la dispersione scolastica ha subito un decollo pari ai periodi di crisi sociale più acuta. Seppur non esistono numeri recenti dal Ministero e dal Provveditorato, i dati allarmanti sono forniti dalla Magistratura; si legge sul Fatto Quotidiano, ad esempio, che alla procura minorile di Cagliari in un solo mese sono arrivate 300 segnalazioni di abbandoni o di interruzione della frequenza scolastica. Situazione simile a Napoli, dove in un mese e mezzo sono giunte circa 900 segnalazioni dalle scuole. La pandemia, l’assenza di rapporti diretti con docenti e compagni, un confronto vacuo dietro lo schermo di un pc, spesso mal funzionante, ha reso più fragili i giovani che hanno ceduto sotto il peso di una condizione scolastica poco affine a tanti caratteri.

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Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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