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Rapporto Inps: “Il blocco dei licenziamenti ha salvato 330mila posti di lavoro”. Caso Gkn, il Governo convoca l’azienda

La multinazionale inglese ha licenziato in tronco senza preavviso 422 operai a Firenze

Tanti italiani hanno perso il lavoro nel terribile 2020 del Covid, sebbene il blocco dei licenziamenti abbia tamponato il calo degli occupati. E sono molti coloro che invece, pur riuscendo a lavorare (malgrado i vari step and go fra lockdown e zone rosse) hanno guadagnato molto meno rispetto al passato.

Lo stop ai licenziamenti

Questi i tratti salienti del XX Rapporto annuale dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS), reso noto oggi 12 luglio. I ricercatori dell’INPS valutano in 330mila circa i posti di lavoro preservati grazie il blocco dei licenziamenti aziendali. Fra marzo 2020 e febbraio 2021 il provvedimento del Governo Conte, confermato dal Governo Draghi, ma solo fino allo scorso 30 giugno (dal 1 luglio è stato avviato uno sblocco parziale dei licenziamenti) ha raggiunto quindi il suo scopo. Ossia quello di evitare conseguenze ancor più nefaste dal tracollo dell’economia italiana causato dalle chiusure legate all’emergenza Covid.

Cosa succederà da ora in poi

I due terzi dei 330mila posti di lavoro salvati sono da ricondurre – sostiene l’INPS – alle piccole imprese, quelle fino a 15 dipendenti. Significa che il tessuto più tradizionale della filiera produttiva italiana, malgrado abbia subito duri colpi dalla crisi, è riuscito a non colare a picco. Per capire cosa sarebbe potuto accadere se il blocco dei licenziamenti non fosse entrato in funzione basti questo dato: in Italia nei 24 mesi antecedenti la pandemia il numero medio annuo di licenziamenti, al netto di quelli disciplinari, è stato pari a 560mila. Tale numero risulta più che dimezzato – 230 mila -, nei 12 mesi fra marzo 2020 e febbraio 2021. Si tratterà ora di vedere “come evolverà tale saldo – spiegano dall’INPS – al seguito della rimozione del blocco dei licenziamenti. Va tenuto conto che negli anni precedenti la pandemia i licenziamenti di natura economica superavano il mezzo milione all’anno, a fronte tuttavia di una dinamica positiva di assunzioni“.

Gkn, via tutti gli operai

Un effetto dello stop al blocco dei licenziamenti lo si vede proprio in questi primi giorni di luglio. Lo sblocco è avvenuto grazie al decreto legge dello scorso 30 giugno, sebbene non in modo totale e con un’intesa fra Governo, aziende e sindacati per un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali anti crisi. Tuttavia alcune imprese multinazionali si sono già mosse nella direzione di licenziamenti di massa. È il caso della Gkn di Campi Bisenzio (Firenze). Si tratta di uno degli stabilimenti italiani di Gkn Driveline, multinazionale inglese attiva nel settore dell’automotive: produce semiassi ed elementi di trasmissione per Stellantis (ex Fiat) e anche, in piccola parte, per Maserati, Audi, Bmw, Land Rover e persino Ferrari. Ebbene, a colpire, in questo caso, non è soltanto il già drammatico licenziamento in tronco dei 422 dipendenti della sede di Campi Bisenzio. Ma anche la modalità: i lavoratori non hanno ricevuto alcun preavviso ed è stato comunicato loro che avevano perso il lavoro con una mail.

Ordinanza per difendere la fabbrica

Il caso ha destato profondo sconcerto a livello nazionale e giovedì 15 luglio, alle ore 14, il Governo ha convocato l’azienda al ministero dello Sviluppo Economico. A Campi Bisenzio, intanto, è lotta aperta. Un’ordinanza con effetto immediato introduce il divieto di avvicinamento al perimetro aziendale dello stabilimento di Gkn per i mezzi pesanti. “Voglio dare un segnale amministrativo e politico chiaro – ha detto il sindaco Emiliano Fossi che non accettiamo lo smantellamento dello stabilimento da parte della proprietà“. “C’è un presidio costante dei dipendenti – spiega – che stanno portando avanti la loro legittima battaglia in modo dignitoso e corretto. C’è un continuo flusso di cittadini, che portano cibo e bevande ai lavoratori, ma anche dei rappresentanti istituzionali. L’attenzione è forte“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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