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Pnrr, la ministra Cartabia: “I fondi del Recovery non finiscano alla mafia”

La Guardasigilli in audizione alla commissione Antimafia

Si avvicina il mese di luglio e dunque il momento in cui i primi 25 miliardi di finanziamenti del piano europeo Next Generation Eu – il Recovery fund – saranno messi a disposizione dell’Italia. Ormai il tempo stringe: la prossima settimana, se le previsioni non saranno sovvertite, la Commissione europea darà il suo definitivo via libera al Pnrr che il governo Draghi ha presentato il 30 aprile scorso.

Ministra della Giustizia

Anche per questo i parlamentari hanno ascoltato in commissione Antimafia la ministra della Giustizia Marta Cartabia. Dopo lunghi mesi di stallo legati alla pandemia, la ministra ha espresso l’auspicio che i finanziamenti del Recovery “non finiscano in mani sbagliate”. La criminalità organizzata, ha detto la Guardasigilli ai parlamentari dell’Antimafia, “è attratta da facili sorgenti di ricchezza.” Dunque occorre un impegno particolarmente forte e continuato al fine di “non consentire che i fondi del Recovery finiscano nelle mani sbagliate e l’intervento sia inquinato da interessi illeciti”.

Il ricordo di Falcone

La mafia non è stata ancora definitivamente sconfitta – ha dichiarato ancora Cartabia citando il capo dello Stato, Sergio Mattarella -. Estende i suoi tentacoli nefasti in attività illecite e insidiose anche a livello internazionale. Per questo è necessario tenere sempre la guardia alta”. La ministra ha citato più volte Giovanni Falcone, il magistrato ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992 insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Un magistrato, ha detto la Guardasigilli, “che osservava i fatti e stabiliva le strategie”.

I mafiosi e l’ergastolo ostativo

Uno dei punti importanti di discussione, toccato dalla Guardasigilli nel corso dell’audizione in Parlamento, è stato quello dell’ergastolo ostativo. Si tratta della forma più severa di reclusione senza neppure i permessi premio al detenuto. “Stavolta il Parlamento non dovrebbe mancare l’occasione di raccogliere l’invito della Consulta a rimuovere i profili di incostituzionalità – ha detto Marta Cartabia -. Si potranno scrivere nuove norme che tengano in considerazione le peculiarità del fenomeno mafioso e della criminalità organizzata”. Per quanto riguarda i detenuti di mafia occorre “evitare che siano assimilati al trattamento” dei detenuti comuni. Tuttavia “si potrebbero prevedere specifiche condizioni e procedure per l’accesso alla liberazione condizionale. Più rigorose di quelle applicabili ad altri detenuti”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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