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Recovery, rapidità per le leggi attuative: ma è allarme sulla “lentezza” del Parlamento

Il rischio è che non si possa disporre dei finanziamenti per le mancate riforme

La cosiddette “statistiche sull’attività legislativa” stanno cominciando a diventare fonte di preoccupazione nel governo Draghi. Il Recovery plan italiano è all’esame della Commissione europea a Bruxelles e ormai la “macchina” attuativa del più grande meccanismo di finanziamenti che l’Italia abbia mai visto deve cominciare a partire. Ma se per i provvedimenti di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) occorre far presto, la discussione e l’approvazione da parte della Camera dei deputati, e poi del Senato, rispetto alle nuove normative rischia di trasformarsi in una palude.

I soldi arriveranno ma non basta

Secondo quanto riporta il Sole24Ore, infatti, in media in Italia occorrono oltre 300 giorni affinché un ramo del Parlamento dia il suo via libera definitivo a una legge. Naturalmente ciò dipende anche dal meccanismo di bicameralismo perfetto. Il quale rende tortuoso ma anche scrupoloso il percorso di una normativa fino alla sua definitiva approvazione. Ora però c’è un grosso problema. I circa 200 miliardi del Next Generation Eu destinati al nostro Paese non sono un benevolo regalo di Bruxelles. Sono ripartiti in varie tranches, la cui erogazione è condizionata alla progressiva attuazione di quelle che la Commissione europea ritiene riforme imprescindibili per l’Italia. Riforma del fisco, del lavoro, green, transizione digitale, solo per citarne alcune.

Mattarella veglia sui “tempi”

Non a caso la questione dei “tempi”, ricorda Marco Rogari sul Sole, è stata al centro nelle scorse settimane di un colloquio tra il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e i presidenti di Camera e Senato: Roberto Fico e Elisabetta Casellati. Una questione la quale, con l’avvio del delicato meccanismo d’attuazione del Recovery, che sarà sancito dall’ormai prossimo varo dei primi provvedimenti in agenda – ovvero i decreti sulle semplificazione e sulla governance del Pnrr (la struttura di comando e controllo) -, diventa adesso centrale. Muterà il rapporto tra il governo, la sua maggioranza e le Camere? Può darsi. Tensioni forti non mancheranno: prepariamoci a un’estate sull’ottovolante.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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