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Global Health Summit e Recovery, Draghi: “La normalità è vicina, agire insieme per superare il Covid”

Il premier fa appello agli altri capi di governo d'Europa e non solo

Oggi 21 maggio a Roma il Global Health Summit presieduto dal premier Mario Draghi e dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Definito un’opportunità per il G20 e per tutti i leader invitati per condividere le “lezioni” apprese nell’attuale pandemia. Un meeting di alto livello che avviene in questi giorni cruciali di fine maggio in cui è richiesto a tutti gli Stati membri dell’Unione europea che ambiscono a ricevere gli stanziamenti del Recovery fund di ratificarne il sollecito grazie ai rispettivi Parlamenti. Fra poco più di un mese sarà infatti possibile ricevere già un 13% delle erogazioni previste per il Next Generation Eu. Ma si guarda anche oltre. L’obiettivo adesso è di dare risposte alle future crisi sanitarie. Così sono presenti a Roma, insieme ai capi di Stato e di governo (oltre 20 i Paesi partecipanti), i responsabili delle organizzazioni internazionali e degli organismi sanitari globali.

Pandemie: un sfida da superare insieme

I lavori si chiuderanno con l’approvazione di una Dichiarazione di Roma. La bozza, che l’Ansa ha svelato, si compone di cinque pagine e sedici principi destinati a cambiare l’approccio dei grandi del mondo nella lotta al Coronavirus e alle prossime pandemie. Principi che, si legge nel documento, servono ad “un orientamento volontario nell’azione presente e futura per la saluta globale”. Obiettivi redatti “per migliorare la preparazione nella risposta e nella prevenzione, per una risposta coordinata e resiliente”. Inoltre, i sottoscrittori della dichiarazione di Roma si impegnano a “sfruttare le sinergie e mettere a frutto le competenze delle organizzazioni e delle piattaforme pertinenti per facilitare la condivisione dei dati, lo sviluppo di capacità, gli accordi di licenza e il trasferimento volontario di tecnologia e ‘know-how’ a condizioni concordate”.

“La crisi globale non è finita”

Il premier Mario Draghi ha chiamato tutti a un impegno più solerte. “Noi in Europa stiamo iniziando a vedere la fine di questa tragedia – ha detto -. Ma in altri Paesi non è così. Noi dobbiamo assicurare la disponibilità dei vaccini ai Paesi più poveri“. “Probabilmente avremo bisogno di più cicli di vaccinazione in futuro, e aumentare la produzione è essenziale. Una proposta è quella di introdurre una sospensione dei brevetti sui vaccini Covid-19. L’Italia è aperta a questa idea – ha spiegato Draghi -. In modo mirato, limitato nel tempo e che non metta a repentaglio l’incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche. Ma questa proposta non garantisce che i Paesi a basso reddito siano effettivamente in grado di produrre i propri vaccini. Dobbiamo sostenerli finanziariamente e con competenze specializzate”.

L’Italia alla testa del G20

Draghi ha poi spiegato che “l’Ue ha esportato circa 200 milioni di dosi di vaccini Covid-19 in 90 Paesi, circa la metà della sua produzione totale. Tutti gli Stati devono fare lo stesso. Dobbiamo revocare i divieti generali di esportazione soprattutto verso i Paesi più poveri”. “L’Italia è stata uno dei Paesi colpiti per primi e più duramente dalla pandemia. Abbiamo imparato le nostre lezioni e vogliamo metterle a frutto. Nella veste di presidenza del G20, vogliamo guidare la spinta globale a progettare migliori risposte globali alle crisi sanitarie attuali e future”. “L’Italia accoglie con favore l’iniziativa della Commissione Europea volta a produrre vaccini e prodotti sanitari nei Paesi a basso e medio reddito. Vogliamo coinvolgere le nostre aziende farmaceutiche e i nostri centri di ricerca per sostenere la produzione, in particolare in Africa. E lo faremo insieme ad altri paesi partner, tra cui Francia e Germania”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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