ll Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnnr) del nostro Paese, che serve a ottenere i finanziamenti europei, prevede sei missioni. 1) Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, con 42,5 miliardi. 2) Rivoluzione verde e transizione ecologica con 57 miliardi. 3) Infrastrutture per la mobilità sostenibile con 25,3 miliardi. 4) Istruzione e ricerca con 31,9 miliardi. 5) Inclusione e coesione sociale con 19,1 miliardi. 6) Salute con 15,6 miliardi.
La Missione 6 del Recovery Plan inviato a Bruxelles piace agli infermieri e a molti medici, e non solo. Perché raddoppia la disponibilità di risorse per l’assistenza sul territorio, ma anche perché parla la loro lingua: reti di prossimità, Casa della Comunità, domicilio, Ospedali di comunità. Sono gli strumenti su cui si sta impostando il nuovo modello per dare gambe all’assistenza territoriale del Recovery.
Secondo Infermieristicamente, occorre partire dai 26 milioni di persone che in Italia soffrono di cronicità semplici o complesse e potranno che trovare il loro riferimento nelle Case di comunità. Così come negli Ospedali di comunità e assistenza domiciliare integrata (Adi). Ma anche nelle cure domiciliari, in quelle palliative e negli hospice. E i restanti 34,4 milioni di italiani “sani”? Le Case di comunità faranno prevenzione primaria e secondaria.
Le Case di comunità oggi non raggiungono le 500 unità (489), ma la previsione è che ce ne sia una ogni 20mila abitanti (quindi circa 3mila). Grazie ai fondi del Recovery ne potranno essere attivate altre 1.300 e per il 2026 (anno di termine per il Pnrr) quando si arriverà a 1.777. Avranno un team multidisciplinare di: medici di medicina generale, specialisti, infermieri di famiglia e comunità. Potranno ospitare anche assistenti sociali.
L’ospedale di comunità è già previsto che sia a gestione infermieristica. Grazie a fondi europei potremo averne a disposizione in Italia almeno 1.205 (1 ogni 50mila abitanti) con oltre 10mila posti letto. Si punta al 2026 (ultimo anno del Pnrr) per realizzare i quasi 400 che mancano con oltre 7.600 posti letto. Per fare tutto questo è necessaria una rete sanitaria territoriale capillare, sottolinea Infermieristicamente. In modo da assicurare, ad esempio, una riduzione dei ricoveri dovuti a diabete, scompenso cardiaco, malattia polmonare cronica e ipertensione.
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