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Recovery plan a confronto: le differenze fra Italia, Germania, Francia e Spagna

Per noi sono quasi 200 i miliardi a disposizione da spendere in vari settori

Il Next Generation Eu, a volte erroneamente chiamato Recovery fund (così era prima dell’approvazione), è il progetto di risanamento dell’Unione europea economicamente devastata dal Covid. In questi giorni i 27 Paesi membri dell’Unione stanno inviando i loro Recovery plan nazionali per l’approvazione definitiva da parte della Commissione europea, al fine di ottenere gli stanziamenti del NGEU. L’Italia lo ha fatto. Così come gli altri grandi Paesi fondatori: Germania, Francia, Spagna.

Italia: chiesto il 100% dei fondi

Non tutti hanno chiesto, però, il 100% dei fondi disponibili per loro. Ricordiamo che il Recovery europeo – il piano Next Generation Eu – ammonta a circa 750 miliardi di euro. L’Italia ne ha richiesti 191,5 miliardi totali: il 100% di quelli che aveva a disposizione. A questa voce per noi se ne sommano altre a livello nazionale, per cui si raggiunge la cifra di 248 miliardi, come affermato dal premier Mario Draghi. Una somma gigantesca divisa tra prestiti e sussidi.

Spagna e Portogallo: pochi o nessun prestito

Lo stesso ha fatto anche la Grecia, che ha chiesto quasi 18 miliardi di sussidi e 12,7 miliardi di prestiti. Diversamente hanno scelto invece Spagna e Portogallo, che non hanno chiesto tutti i prestiti disponibili. La Spagna, ad esempio, non ne ha chiesto alcuno. Non li ritengono convenienti: i tassi di interesse che pagano per indebitarsi con il loro debito nazionale infatti non sono eccessivamente più alti di quelli che dovrebbero pagare alla Commissione europea. Francia e Germania, invece, avevano fatto sapere fin dall’inizio che non avrebbero avuto bisogno dei crediti europei.

Come saranno spesi i soldi

Ma differenze esistono anche nella scelta di allocazione dei fondi. Le richieste europee, sulle macro-voci, erano due: almeno il 37% deve andare all’ambiente, e il 20% alla transizione digitale. I paesi principali hanno tutti rispettato gli impegni. Germania e Francia però sono andati oltre: visto i loro ridotti budget messi a disposizione dal Recovery fund (il Next Generation Eu) hanno deciso di concentrarli su alcuni settori. Così i tedeschi hanno deciso di investire il 50% del loro piano nella transizione digitale, mentre i francesi intendono mettere più della metà dei fondi sull’ambiente.

Germania: la scommessa delle rinnovabili

La Germania prevale su tutti gli altri in particolare sugli investimenti per le energie rinnovabili e la mobilità sostenibile. Così come sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione. La Francia invece investe più degli altri sull’efficientamento degli immobili. Il governo spagnolo ha invece puntato di più sull’innovazione del settore produttivo, e anche su cultura e turismo. Mentre il governo Draghi ha deciso di focalizzarsi maggiormente sulle infrastrutture e sulla spesa per la ricerca e l’istruzione.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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