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Pd, Zingaretti si dimette: “Mi vergogno”

Inatteso post su Facebook del leader da tempo nel mirino di critiche interne

Con un post su Facebook poco dopo le 16 del 4 marzo il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, ha clamorosamente annunciato le sue dimissioni dal vertice del Nazareno. “Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie – recita il post di Zingaretti -, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni”.

“Se il problema sono io…”

Poi va al punto, diretto. “Visto che il bersaglio sono io – aggiunge -, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito (Valentina Cuppi, ndr.) per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili”.

Cosa succede adesso

Una doccia fredda per il centrosinistra e soprattutto per coloro che in quel campo politico, a cominciare dallo stesso Zingaretti, hanno a cuore l’alleanza giallorossa, cosiddetta, fra i democratici e i Cinque Stelle. Adesso che succederà? Si entrerà nelle dinamiche di una gestione commissariale del partito, con un reggente temporaneo in vista di un nuovo congresso? Una cosa è certa: il Pd ha mal digerito la caduta di Giuseppe Conte, disarcionato dal blitz di Matteo Renzi e dalle dimissioni delle sue ministre.

Il segretario nel mirino delle critiche

E in qualche modo sembra aver subito, più che accolto entusiasticamente, l’avvento del nuovo Governo Draghi. Il segretario è finito nel mirino di critiche sempre più forti, soprattutto da parte degli ex renziani come Luca Lotti. L’assenza di donne alla guida di ministeri nell’esecutivo presieduto dall’ex governatore della Bce è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Così alla fine è stato il segretario stesso a prendere l’iniziativa e a fare un passo indietro. Per adesso c’è solo un post su Facebook ma l’annuncio è inequivocabile.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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