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Draghi al Senato per la fiducia: “Combattere la pandemia, oggi l’unità è un dovere”

Il presidente del Consiglio pronto al voto sul suo governo

Il nostro primo dovere è combattere la pandemia, ci occuperemo di chi soffre e di chi perde il lavoro“. Inizia così il discorso del presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi in Senato per presentare il suo governo e per chiedere la fiducia, oggi 17 febbraio. “Questo è il terzo governo della legislatura. Il sostegno a questo governo poggia sul sacrificio e sull’entusiasmo  degli italiani e dei giovani. Oggi l’unità non è un’opzione, è un dovere. Un dovere guidato da ciò che ci unisce tutti: l’amore per l’Italia“. A precedere il discorso di Mario Draghi un minuto di silenzio in memoria dell’ex presidente del Senato Franco Marini, recentemente scomparso all’età di 87 anni.

Accelerare la campagna vaccinale

Mobiliteremo per la campagna vaccinale “protezione civile, forza armate, i tanti volontari” ha detto Draghi. “Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private”.

Non c’è Italia senza Europa

Per l’ex governatore Bce l’obiettivo è cedere sovranità nazionale per il bilancio comune. “Fuori dall’euro c’è meno Italia“. In tema di salute, per Draghi, “bisogna riformare la Sanità per rafforzare quella territoriale”. “Questo governo sarà convintamente europeista e atlantista” ha affermato risolutamente il premier, rimarcando come “l’euro sia irreversibile“.

Il ringraziamento a Conte

“Ringrazio il mio predecessore Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi, parlando in aula al Senato nella seduta per la fiducia al governo. Questo passaggio è stato accompagnato da un applauso ma anche da qualche ‘buuu‘.

Il pensiero a chi soffre

“Prima di illustrarvi il mio programma, vorrei rivolgere un altro pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Conosciamo le loro ragioni, siamo consci del loro enorme sacrificio e li ringraziamo. Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni”.

“Crescono povertà e diseguaglianza”

“Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole”, ha dichiarato ancora Draghi. “Il nostro sistema di sicurezza sociale è squilibrato, i cittadini non sono protetti a sufficienza”. In Italia prima della fine del 2022, dice Draghi, non recupereremo i livelli di benessere precedenti alla pandemia.

“Un Paese migliore per i nostri figli e i nipoti”

“Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una nuova Ricostruzione” attraverso “la fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale”. Lo dice il premier Mario Draghi. “A quella ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa nuova ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto. Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti”.

La crescita dipende anche dalla fiducia

“Un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del Paese. Non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca. Riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti“, prosegue. “Questo è lo spirito repubblicano di un governo che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l’alta indicazione del capo dello Stato”, sottolinea il premier. “La crescita di un’economia di un Paese non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un Paese”.

“La politica farà la sua parte”

E ancora: “Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità”.

La ripartenza della scuola

Molti altri i temi toccati dal presidente del Consiglio, fra cui la scuola. “Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie. Ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà”. “Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza”.

“Istituti tecnici sono fondamentali”

“È necessario investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni. In questa prospettiva particolare attenzione va riservata agli Istituti tecnici. In Francia e in Germania, ad esempio, questi istituti sono un pilastro importante del sistema educativo”, aggiunge. “È stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale. Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 miliardi di euro agli ITIS, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate”.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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