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“I democratici non prenderanno la Casa Bianca, combatteremo come dannati”: Trump infiamma i sostenitori, scontro totale con Biden

Comizio in Georgia del tycoon che non si rassegna alla sconfitta

In mezzo alla pandemia di coronavirus che continua a mietere vittime come la peste dell’antichità, gli Stati Uniti si dibattono in una delle fasi peggiori della loro storia. A infiammare le tensioni sociali ed economiche, oltreché sanitarie, c’è la politica. Il panorama che i leader degli Usa offrono in queste ore ha il sapore agro dell’inquietudine. Mancano poco più di due settimane all’insediamento ufficiale del nuovo presidente eletto Joe Biden e tutto va come non dovrebbe. Donald Trump, il tycoon presidente uscente, non si rassegna alla sconfitta e non intende lasciare la Casa Bianca.

Dalton, la città della sfida finale

Sembrava essersene convinto prima di Natale ma le cose ora appaiono cambiate. All’indomani dello scoop del Washington Post che ha reso nota via web in tutto il mondo la clamorosa telefonata registrata in cui Trump chiede minacciosamente al segretario della Georgia di ricontare i voti per assegnare a lui la vittoria elettorale in quello Stato chiave, il presidente uscente va all’attacco. E in un comizio a Dalton, proprio in Georgia, ha sparato a zero. I democratici “non prenderanno questa Casa Bianca, combatteremo come dannati”, ha affermato Trump.

Ballottaggi decisivi in Georgia

Il fatto è che in Georgia si terranno oggi 5 gennaio i ballottaggi per due seggi al Senato. Si tratta di seggi decisivi per repubblicani e democratici al fine di ottenere il controllo della Camera alta del Congresso. Trump ha poi ribadito la sua intenzione di “non concedere” la vittoria a Joe Biden. La vittoria sarà certificata domani 6 gennaio, giorno dell’Epifania, dal Congresso. Ma il tycoon, nel corso del comizio di Dalton, ha ripetuto di “aver vinto a valanga” nelle elezioni “truccate” di novembre. La cosa non risulta. Le prove dei presunti brogli in grado di ribaltare l’esito del voto degli americani non ci sono. Ma Trump va per la sua strada. Perché lo fa? Perché rinchiudersi in un “fortino” col rischio di venire abbandonato anche da non pochi di coloro che lo avevano votato a novembre?

Pressioni su Mike Pence

“Spero che Mike Pence venga con noi, ve lo devo dire”, ha detto ancora Trump in uno dei passaggi del comizio. “Spero che il nostro grande vice presidente venga con noi. È una grande persona“. Trump si riferiva al fatto che domani Mike Pence, in qualità di presidente del Senato, dovrà guidare l’assemblea del Congresso chiamata a certificare il voto del Collegio elettorale sulla vittoria di Joe Biden. “Naturalmente – ha poi sottolineato Trump – se non verrà con noi, non mi piacerà molto. Ma lui è una grande persona, è un uomo meraviglioso e intelligente che mi piace molto”. Il 2021 è cominciato con durezza per l’America. Nulla, al momento, sembra smentire questa realtà.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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