Un libro sul comodino di Ugo Morelli
Psicologo e scrittore propone una "rivoluzione" interiore di fronte alla pandemia
“Imparare a imparare”. Perché noi siamo fatti per imparare e spontaneamente apprendiamo dall’esperienza fin dalla nascita e anche prima. È la ricetta umana, filosofica e morale che Ugo Morelli indica a tutti per uscire dal tunnel della pandemia del Covid-19. Ma non solo. Si tratta di una “ricetta” di vita, se così possiamo dire, che può consentirci di emergere dalle emergenze. Al di là del gioco di parole: di uscire, in pratica, dalle situazioni di crisi che sempre più spesso ci troviamo a vivere nella nostra sofisticata, globalizzata, velocissima e fragile società post-moderna.
Il tempo stravolto delle nostre vite
Ugo Morelli psicologo, studioso di scienze cognitive e scrittore, docente all’Università Federico II di Napoli, illustra questa sua teoria nel suo ultimo libro Empatie ritrovate – entro il limite per un mondo nuovo (Edizioni San Paolo). Abbiamo bisogno di un salto di qualità nelle nostre capacità di apprendere e cambiare, dice Morelli. In una frase semplice, abbiamo bisogno di imparare a imparare.
Occorre riflettere su come impariamo e sull’uso che facciamo della nostra capacità di conoscere. A presentarsi a noi come criticità difficile da elaborare è stato, presentato capitolo per capitolo, il tempo delle nostre vite, così cambiato nei giorni della crisi dovuta alla pandemia del Covid.
Empatie interrotte e ritrovate
Ma anche lo spazio che si è ristretto e allo stesso tempo dilatato presentandoci un conto particolarmente difficile da “saldare”. Le nostre mani che si sono ritratte neutralizzando una delle forme più consolidate del contatto umano fino a connotarsi di pericolosità (non possiamo ancora abbracciarci). Il respiro che da condizione esistenziale è divenuto fonte di rischio e di paura. Ma anche le mascherine che ora ci difendono e ci rendono tutti simili, le solitudini connesse e la giustizia sociale. Quelle empatie interrotte parlano e indicano vie di particolare importanza per pensare a modi di vivere differenti, sostenibili e giusti. Il punto, dunque, è far sì che le empatie interrotte dal microorganismo del virus e dai suoi devastanti effetti si trasformino. E si tramutino in “empatie ritrovate”. Come raggiungere questo obiettivo? Rimettendosi in gioco. Riscoprendo la capacità di imparare dalla vita che, a suo modo e anche nel male, ci parla sempre.