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Reddito di cittadinanza, la riforma di Conte: stretta su chi rifiuta un lavoro

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Il reddito di cittadinanza non funziona come dovrebbe. Questa, almeno, è la convinzione di molti all’interno della maggioranza politica, non solo dell’opposizione. Secondo Repubblica si rafforza in questi giorni il “partito” – capitanato dal premier Giuseppe Conte – che chiede una revisione radicale del sussidio-bandiera del Movimento Cinque Stelle.

I navigator, ovvero coloro che dovrebbero condurre il titolare del reddito di cittadinanza verso un lavoro per uscire dalle “secche” della disoccupazione, hanno formalizzato solo 220.048 offerte formative oppure di lavoro. Un numero esiguo, sottolinea il Sole 24 Ore, rispetto a una platea di 1,23 milioni di persone tenute al Patto di servizio. Il ministro Luigi Di Maio difende lo strumento da chi – dice senza fare nomi- vuole sabotarlo. Il ministro sostiene in pratica che lo strumento è valido ma occorre fare ogni sforzo per applicarlo meglio.

Il premier Giuseppe Conte ha invece spiegato al Festival dell’economia di Trento il 26 settembre che serve altro. Ovvero un cervellone informatico – di livello nazionale – capace di mettere insieme la domanda di lavoro (dei giovani e meno giovani) con le offerte delle aziende.

Il cervellone permetterebbe anche di scovare le persone, beneficiarie del Reddito, che rifiutano una o più offerte di lavoro. Interviene sul tema il governatore del Veneto, Luca Zaia: “Come in tutte le cose ci sono dei principi fondanti come quello che tutte le persone in difficoltà bisogna aiutarle. Poi ci sono le distorsioni, perché se tu devi dare soldi a qualcuno per stare sul divano a guardare la tv non va bene”. “Noi veneti siamo quelli che abbiamo avuto il minor accesso al reddito di cittadinanza e non è che non abbiamo i disoccupati, ma siamo convinti che quelle risorse vadano date alle imprese con l’obbligo di creare nuova occupazione”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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