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“Alla Terra restano solo 7 anni di vita”, l’allarme del Climate Clock

Sette anni e poco più di cento giorni: è il tempo dopo il quale per il pianeta Terra – il nostro pianeta – ci sarà il punto di non ritorno ambientale. Lo segnala l’installazione Climate Clock, che campeggia sulla parete del grattacielo Metronome di Union Square a New York.

Non è la profezia dei Maya, abusata e travisata, e non predice l’Apocalisse. Al contrario indica qualcosa di molto concreto. Il raggiungimento – se nulla cambierà – di un livello così elevato di riscaldamento terrestre da cambiare in peggio la natura e la vita dell’uomo. Per sempre. I cambiamenti climatici drammaticamente accentuati dai gas serra diverranno irreversibili e la vita sul pianeta sempre più difficile.

Il Climate Clock ha fatto la sua comparsa nel corso della Climate Week 2020, summit internazionale sul clima a New York. E si è trasformato in un conto alla rovescia che indica il tempo che il nostro pianeta ha a disposizione per limitare le emissioni di biossido di carbonio prima che ogni sforzo divenga inutile. Ad accompagnare lo scorrere del tempo, la scritta “The Earth has a deadline“, “la Terra ha una scadenza”.

Sul sito ufficiale dell’iniziativa, anche un messaggio volto a sensibilizzare la popolazione mondiale. “L’umanità ha il potere di aggiungere del tempo – è scritto -, ma solo se lavoriamo collettivamente e misuriamo i nostri progressi rispetto a obiettivi ben definiti”. Il countdown, che dovrebbe esaurirsi a gennaio 2028, segue una stima basata sugli studi condotti dalle Nazione Unite.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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