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Coronavirus: mascherine, l’incredibile punizione in Indonesia per chi non le porta

Chi rifiuta di indossare la mascherina deve scavare tombe per le persone che muoiono a causa, o con la concausa, del Covid-19. È la dura regola scattata in Indonesia, di cui dà conto in un articolo Il Messaggero. In Indonesia almeno otto persone, infatti, avendo rifiutato di indossare le mascherine hanno fatto infuriare le autorità del villaggio di Cerme. Le quali hanno costretto i “refrattari” alle misure di sicurezza a scavare tombe per le persone morte a causa del coronavirus.

Una brutale decisione

La singolare punizione, scrive il Jakarta Post, è stata messa in pratica nella provincia di East Java. “Ci sono solo tre becchini disponibili al momento, quindi ho pensato che avrei potuto anche mettere queste persone a lavorare con loro”, ha raccontato un politico locale. Mentre queste persone devono effettuare il lavoro manuale, ad esempio la rimozione del terreno e la sistemazione di assi di legno nella fossa, i funzionari della sanità pubblica si occupano poi dei corpi e delle salme. E lo fanno utilizzando dispositivi di protezione, quindi garantendo l’assenza di rischi di esposizione.

“È un deterrente…”

Si tratterebbe, secondo il piano delle autorità locali, di una decisione presa come deterrente contro le violazioni delle disposizioni di sicurezza per limitare il contagio di Sars-CoV-2. In base alle disposizioni vigenti, infatti, chi non rispetta le norme sulle mascherine obbligatoria è sanzionato con multe o lavori socialmente utili. Il numero dei casi di Covid-19 continua a crescere a Cerme, spingendo il villaggio a rafforzare le misure di sicurezza. In Indonesia da inizio pandemia si contano più di 200mila casi confermati. Così, la diffusione del Coronavirus spinge l’Indonesia a varare un nuovo lockdown. Avviene nella capitale Giacarta: due settimane, per ora. Le nuove restrizioni sono state annunciate domenica 13 settembre dal governatore Anies Baswedan, il quale ha parlato di una situazione di emergenza. Le misure dureranno fino al 27 settembre.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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