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Vaccino anti Covid iniettato in Italia per la prima volta, la volontaria: “Emozionata e orgogliosa”

“Sono emozionata e orgogliosa. Spero di poter essere utile al nostro popolo”. È quanto avrebbe detto, a chi avuto modo di salutarla qualche istante, la donna a cui stamattina 24 agosto i medici dell’Istituto Spallanzani di Roma hanno iniettato una dose di vaccino anti-Covid. La prima in assoluto in Italia.

Si tratta infatti della sperimentazione del vaccino italiano contro il coronavirus che i sanitari effettueranno su alcune decine di cittadini volontari. “Mi auguro che la mia disponibilità – ha aggiunto la donna, una 50enne romana – possa essere d’aiuto per salvare vite. E che le persone siano sempre più responsabili per non mettere a rischio se stessi e gli altri”.

Presenti all’avvio dei test il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato e i vertici dell’Istituto per le malattie infettive della Capitale. Il vaccino dello Spallanzani è interamente italiano ed è nato grazie a un protocollo siglato a marzo. Per raggiungere questo obiettivo sono a disposizione fondi per 8 milioni di euro. Cinque milioni sono a carico della Regione Lazio, trasferiti allo Spallanzani e 3 milioni a carico del Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica. Il vaccino è realizzato, prodotto e brevettato dalla società biotecnologica italiana ReiThera di Castel Romano.

Con l’avvio in Italia dei test clinici di un candidato vaccino contro il nuovo coronavirus “le intelligenze e la ricerca del nostro Paese sono al servizio della sfida mondiale per sconfiggere il Covid”. Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, in un post sul suo profilo Facebook. Nel corso dei prossimi giorni e settimane si capirà se tutto funziona e se quindi il vaccino in prova allo Spallanzani può evolvere in rimedio per tutti contro l’infezione da Covid-19.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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