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Recovery Fund, l’accordo è un successo ma i soldi quando arrivano?

I soldi che l’Italia riceverà dal nuovo debito comune europeo nell’ambito del Recovery Fund sono in tutto 209 miliardi su 750 complessivi. Il via libera dei 27 Stati dell’Unione europea è arrivato all’alba del 21 luglio 2020, una giornata storica.

Oggi 22 luglio il presidente del Consiglio Conte riferirà alla Camera dei Deputati. Si tratta, tra prestiti e risorse a fondo perduto, di una somma che forse non ha precedenti per il nostro Paese.

Adesso, tuttavia, viene il bello, per così dire. Lo stesso Giuseppe Conte lo ha fatto intendere nella conferenza stampa a Bruxelles con cui ha spiegato l’accordo. “Ora dobbiamo correre“, ha detto il premier alludendo al piano di riforme che l’Italia deve presentare all’Unione europea per spiegare come spenderà i 209 miliardi che i nostri partner sono disposti a concederci.

Il punto, infatti, è questo. Cosa dovrà fare il Governo per far arrivare questa enorme mole di denari nelle casse dello Stato? Quali riforme bisogna mettere sul piatto per non subire misure sanzionatorie? Secondo quanto ha dichiarato nei giorni corsi a Radio24 l’ex premier Enrico Letta, il punto cruciale sono i tempi. Quelli di approvazione dell’accordo da parte del Consiglio europeo e del Parlamento europeo. Ma, soprattutto, quelli che serviranno per far distribuire in Italia i 209 miliardi. Le imprese non ce la fanno più, ha in sostanza dichiarato Letta, se i soldi non arrivano subito l’economia italia rischia il disastro.

È difficile però immaginare che lo stanziamento gigantesco per l’Italia pari al 28% del Recovery Fund sia disponibile nelle casse dello Stato quest’anno. Più probabilmente lo sarà dal 2021. E nel frattempo? Secondo l’opinione dell’economista Carlo Cottarelli, raccolta online da Huffington Post, sarebbe opportuno accettare il controverso Mes (Meccanismo europeo di stabilità). Non tanto per i bassi tassi d’interesse quanto piuttosto perché, dice Cottarelli: “Il vantaggio rispetto al Recovery Fund è che i soldi arriverebbero già quest’anno“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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