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Siamo “staccati” dalla Natura e infelici: è ora che ci serve l’Ecopsicologia

Cresce in Italia il ricorso all’ecopsicologia. Si tratta di una disciplina nata in California. Il focus è la correlazione tra il crescente disagio individuale e il degrado delle nostre città, dell’ambiente. In una parola della Natura. Degrado prodotto da noi stessi, dall’uomo.

L’ecopsicologia si pone l’obiettivo di riconnettere la persona con l’ambiente naturale. In questo modo un uomo e una donna ritrovano la capacità di scaricare le tensioni, rilassarsi, ampliare la visione di sé. In Italia l’ecopsicologia è arrivata grazie alla psicologa Marcella Danon, che ha fondato Ecopsiché – Scuola di Ecopsicologia in Italia, con sede madre in Brianza, in provincia di Lecco, e con altre due sedi, una in Sardegna e una in Sicilia.

Al fondo della filosofia di pensiero dell’ecopsicologia c’è una concezione chiara della vita sulla Terra. Il nostro pianeta visto dallo spazio appare ancor più come un unico organismo vivente, straordinario al tempo stesso fragilissimo. L’equilibrio della vita è però sempre più messo a rischio. Le attività umane, come ormai sappiamo, giocano un ruolo di primo piano. Siamo in quella che secondo alcuni scienziati è l’Antropocene, ovvero una nuova era geologica dominata dall’ “impronta” dell’uomo. La riduzione degli habitat selvatici, l’abuso di fertilizzanti a base di azoto nell’agricoltura industriale, l’aumento di gas serra in atmosfera: sono alcuni dei maggiori effetti devastanti dell’azione umana sulla natura.

Secondo Giuseppe Barbiero, docente Ecopsicologia all’Università della Valle d’Aosta, il sentimento di affiliazione che ci lega alla Natura è assopito nelle società artificiali. Può però essere rivitalizzato grazie all’Ecologia affettiva. Così l’uomo comprenderà il profondo legame che lo lega a tutti gli esseri viventi. E potrà agire di conseguenza per preservare la vita sulla Terra.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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