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Coronavirus, rupofobia: quando la fissazione sullo sporco diventa malattia

Di fronte alla paura del coronavirus possono scatenarsi comportamenti irrazionali e patologici. Ansie che, comunque, si può imparare a gestire. Anzi, si deve. Altrimenti c’è il rischio che possano trasformarsi in forti disagi immotivati di cui si diventa preda, soffrendo e facendo soffrire altri.

Fra i disturbi che si affacciano in queste settimane di “reclusione” in casa per le misure anti virus c’è la rupofobia. Significa, letteralmente, paura dello sporco. Paura di toccare oggetti per il timore di infettarsi. Non si tratta in realtà di una fobia quanto piuttosto di un comportamento ossessivo-compulsivo. Si comincia a lavare pulire tutto, gli oggetti di casa come se stessi, in continuazione. Molto oltre le reali esigenze di mantenimento di una normale e accurata igiene.

La rupofobia è qualcosa che può svilupparsi in alcune persone a prescindere, ovviamente, dall’emergenza che stiamo vivendo. Ma che, tuttavia, la paura di contrarre il coronavirus può rafforzare in chi già ne soffre. Mentre, proprio in queste difficili settimane, può nascere e svilupparsi in coloro che non ne erano afflitti. La persona che soffre di rupofobia è letteralmente ossessionata dallo sporco e compie ripetutamente l’atto di pulire sé stesso e gli ambienti che lo circondano.

Tutti questi comportamenti hanno un peso considerevole sulla qualità della vita dei pazienti della rupofobia. Non solo. I rituali estremi e ripetuti di lavaggio e pulizia possono causare pelle rossa, secca, screpolata o irritata. Ma anche disagio, rughe e persino lesioni cutanee che sono quindi soggette a sanguinamento e infezioni.

Cosa fare per guarire? Parlare con il proprio medico ed eseguire visite specialistiche è il primo passo. Confidarsi con un dottore aiuta a esporre le proprie ossessioni, portandole così alla luce e cominciando ad assumere un distacco. L’obiettivo è quello che la persona cominci a evitare, o quantomeno ritardare, di usare le compulsioni per alleviare l’ansia che la rupofobia provoca. Occorre tempo per guarire. L’importante, però, è cominciare a intraprendere un percorso. Non da soli. Ma sotto la guida di un terapeuta esperto. Sarà lui, o lei, ad aiutare chi soffre di rupofobia a gestire l’ansia, riconoscendola e riportandola entro limiti non più patologici.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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