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Primi gli artigiani, ultimi i baristi: le riaperture dopo il coronavirus

Come sarà la vita lavorativa, personale e sociale una volta passata l’emergenza del coronavirus? Tutto tornerà come prima fin da subito? No. Questo è un punto importante da chiarire, una certezza che si fa progressivamente strada.

Nell’ottica di un progressivo ritorno alla vita antecedente alla crisi sanitaria, infatti, occorrerà che l’Italia riparta “a scaglioni”. Vale a dire non tutti insieme subito come prima. Altrimenti sarebbe troppo elevato il rischio di una “ricaduta”. Ovvero del risorgere di nuovi focolai di contagio, come in parte sta continuando ad avvenire in Cina e in altri paesi asiatici, ormai ufficialmente fuori dall’emergenza.

Secondo le previsioni del Qn, i primi titolari di esercizi commerciali a rialzare le saracinesche saranno gli artigiani. In particolare coloro che hanno normalmente un basso afflusso di clienti. Dovranno avere più pazienza, invece, parrucchieri, barbieri ed estetiste.

Nei loro saloni sono infatti abituati a ospitare diverse persone, tutte a distanza ravvicinata l’una dall’altra, in attesa del loro turno. Una situazione che, teoricamente, diventa pericolosa per la possibile diffusione del Covid-19. Del resto proprio queste categorie di lavoratori – assieme a baristi, titolari di locali e discoteche, ristoratori – hanno dovuto chiudere i propri esercizi per primi, all’inizio di questa crisi.

Ci saranno ancora i cinema? E le cene al ristorante? Sì ma con attenzione. Probabilmente, scrive sul Qn Giovanni Panettiere, i cinema in una prima fase riapriranno solo a un numero ridotto di spettatori. Per far rispettare – la cosa varrà per tutti – le distanze di sicurezza di almeno un metro.

Nei bar non saranno possibili gli assembramenti davanti al bancone. I tavolini, dove tornare a consumare caffé e brioche, dovranno essere posti ad almeno due metri l’uno dall’altro. La stessa accortezza verrà osservata dai gestori dei ristoranti. E le palestre? È possibile che in un primo momento i piani di allenamento arrivino da “remoto”. Anche lo sport diverrà più “digitale”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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