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Auto elettriche: alla ricarica ci penserà un robot, lo chiameremo con una app

Ai robot la ricarica dei nostri veicoli elettrici. È l’idea che Volkswagen sta elaborando e che potrebbe presto vedere la luce. In sostanza non dovremo più preoccuparci di compiere un’operazione poco gradevole. O meglio, per noi se ne occuperà qualcun altro. Nello specifico: un robot.

Il progetto è firmato Volkswagen Group Components, per il momento si può ancora definire “visionario”. Tuttavia potrebbe non esserlo più nel futuro prossimo. Come funziona? Esattamente al contrario rispetto a oggi: non più l’automobilista con veicolo elettrico che cerca una colonnina, ma la ricarica che va da lui.

Si parla di parcheggi multipiano, sotterranei o anche all’aperto. In tutti questi casi l’auto viene sistemata in sosta e con una app (o con la macchina stessa) ci si collega a un robot autonomo. Sarà lui a portare la ricarica dall’auto. A quel punto si apre automaticamente lo sportellino. E il robot inserisce la spina per poi provvedere all’esatto contrario a ricarica avvenuta e riportare il modulo alla postazione.

Svincolato, quindi in grado di eseguire la stessa operazione con altri utenti, per più ricariche contemporanee. Tutto senza il minimo intervento umano. Il prototipo è composto da un robot a guida autonoma compatto e da un accumulatore mobile chiamato battery wagon. Ognuno ha una capacità energetica di 25 kWh e una potenza di fino a 50 kW disponibile in corrente continua. Un sistema di telecamere, scanner laser e sensori a ultrasuoni permette al robot di muoversi autonomamente.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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