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Padre Nostro, cambia il testo: “Non è Dio che induce in tentazione”

Fra meno di tre mesi, dopo la Pasqua (12 aprile), cambierà ufficialmente il Padre Nostro, la preghiera cristiana più nota in assoluto. Il nuovo messale abolirà la frase “non indurci in tentazione”, sostituita da “non abbandonarci alla tentazione”.

La formula aggiornata arriverà nelle 40mila parrocchie e 226 diocesi italiane entro l’anno 2020. Ad anticiparlo all’AdnKronos Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e Vasto e teologo fra i più influenti in Vaticano.

“Il Messale con la nuova versione del Padre Nostro – spiega – uscirà subito dopo Pasqua” mentre “l’uso liturgico della preghiera modificata giungerà a partire dalle messe del 29 novembre, prima domenica di Avvento”. Nel 2017 Papa Francesco aveva raccomandato la correzione del Padre Nostro.

Alcuni mesi fa Claudio Maniago vescovo di Castellaneta (Puglia) e presidente della Commissione episcopale Cei per la liturgia, “secondo la precedente formulazione, Dio sarebbe addirittura all’origine del nostro cadere nelle tentazioni”. “La nuova traduzione – ha sottolineato il prelato – recupera la dimensione paterna di un Dio che non ci abbandona neppure nel momento, che non viene risparmiato a nessuno, della tentazione”.  La nuova versione del Padre Nostro è già in circolazione, comunque, in alcune parrocchie. Ma solo a novembre, otterrà il via libera ufficiale per tutti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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