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Addio a Giampaolo Pansa, un grande giornalista fuori dal coro

Scrittore, polemista, commentatore fuori dal coro. Decano dei giornalisti italiani e voce libera della carta stampata. Giampaolo Pansa, 84 anni, è morto a Roma nella tarda serata del 12 gennaio. È stato firma dei più importanti quotidiani italiani. Dalla Stampa, dove ottenne il suo primo contratto giornalistico, nel 1961, al Giorno e dal Corriere della Sera a Repubblica (di cui è stato vicedirettore) al Messaggero, dall’Espresso a Epoca e a Panorama.

Pansa ha raccontato con acume la società e la politica italiana, mettendo alla berlina i vizi della classe dirigente. Ha soprattutto proposto un punto di vista controcorrente, sempre in grado di stimolare il dibattito e la riflessione. Basti pensare alle polemiche giornalistiche e storiografiche che hanno sempre accompagnato i suoi libri dedicati alla Resistenza e ai suoi lati oscuri. Su tutti Il sangue dei vinti, il saggio del 2003 sui crimini dei partigiani compiuti dopo il 1945 che gli è costato l’accusa di revisionismo.

Suoi numerosi scoop, per esempio sullo scandalo Lockheed a metà anni ’70, ma anche espressioni entrate ella storia come la ‘Balena bianca‘, cioè la Democrazia cristiana, o il ‘Bestiario‘, titolo di una sua celeberrima rubrica. Piemontese di Casale Monferrato allievo di Alessandro Galante Garrone, Pansa ha esordito nel giornalismo con la Stampa, occupandosi tra l’altro del disastro del Vajont. Una passione per gli anni del fascismo e della Resistenza maturata fin dalla tesi di laurea, Pansa ha firmato innumerevoli romanzi e saggi storici.

Nel 2001 ha pubblicato Le notti dei fuochi, sulla guerra civile italiana combattuta tra il 1919 e il 1922, ma anche I figli dell’Aquila, racconto della storia di un soldato volontario dell’esercito della Repubblica sociale italiana. Ha firmato poi il ciclo dei vinti, libri dedicati alle violenze compiute dai partigiani nei confronti di fascisti durante e dopo la seconda guerra mondiale. Fra questi: Il sangue dei vinti (vincitore del Premio Cimitile 2005), Sconosciuto 1945, La Grande Bugia e I vinti non dimenticano (2010).

Nel 2011 ha firmato Poco o niente. Eravamo poveri. Torneremo poveri, in cui ritrae l’Italia degli umili tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX attraverso la storia dei propri nonni e genitori. E ancora La guerra sporca dei partigiani e dei fascisti (2012) e Sangue, sesso e soldi. Una controstoria d’Italia dal 1946 ad oggiProvocatore fino all’ultimo, tra i suoi libri più recenti l’autoritratto intitolato Quel fascista di Pansa e poi con un pamphlet su Salvini Ritratto irriverente di un seduttore autoritario. Pansa è morto a Roma assistito da sua moglie, la scrittrice Adele Grisendi. Nel 2016 aveva perso il figlio Alessandro, ex aamministratore di Finmeccanica morto di malattia a 55 anni. Un dolore dal quale non si era ripreso.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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