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Morto Ginger Baker, leggendario batterista dei Cream: aveva 80 anni

È morto Ginger Baker, leggendario batterista dei Cream, uno dei più innovativi e influenti della musica rock. Aveva 80 anni ed era ricoverato in un ospedale inglese. Oltre che nella sua band con Eric Clapton e con il bassista Jack Bruce (morto nel 2014), ha anche suonato con Blind Faith, Hawkwind e Fela Kuti nella sua lunga carriera.

Per gravi problemi al cuore, tre anni fa Baker era stato costretto ad annullare tutti i suoi impegni. Sul suo blog si sfogò così:

Questo vecchio batterista non farà più concerti, tutto cancellato. Fra tutte le cose che potevano accadere non avrei mai pensato al mio cuore.

Pochi giorni dopo si era mostrato ottimista, prima di essere ricoverato in ospedale in condizioni critiche:

Il medico dice che mi farà tornare a suonare.

Nessun’altra notizia certa, tranne la sicurezza che il batterista avesse avuto, già in passato, alcuni seri problemi di salute, tra i quali la broncopneumopatia cronica ostruttiva causata da un decennale rapporto con il fumo e forti dolori alla schiena, provocati da un’osteoartrosi degenerativa. Nel 2016, poi, Baker era stato sottoposto ad un intervento a cuore aperto.

Peter Edward Baker, detto ‘Ginger’ per via dei suoi capelli rosso fiammante, aveva dato vita ai Cream nel 1966 insieme a Eric Clapton e Jack Bruce. Nel 1991 era stato inserito nella Hollywood Walk of Fame, mentre la sua vita è diventata il fulcro del documentario Beware of Mr. Baker, del regista Jay Bulger, uscito nel 2012, e le sue memorie sono raccolte nell’autobiografia Ginger Baker: Hellraiser.

L’ultima volta che i Cream si sono esibiti insieme è stato nel 2005, in occasione di pochi spettacoli dal vivo proposti alla Royal Albert Hall di Londra e al Madison Square Garden di New York. Le pressioni perché i tre si riunissero erano state però costanti per tutta la sua lunghissima carriera. E, fino all’ultimo colpo di batteria, Baker aveva mantenuto intatto lo spirito pungente e provocatorio. All’ennesima richiesta di rimettere in sesto la ‘sua’ band, aveva semplicemente detto:

No, grazie. Non voglio distruggermi di nuovo il fegato.

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