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Agenti uccisi in Questura a Trieste, l’enigma delle fondine

Lutto a Trieste dopo l’assassinio in Questura di due agenti: Pierluigi Rotta, 34 anni, e Matteo De Menego, 30 anni. Una giornata in cui si omaggiano i poliziotti morti e in cui si lavora per ricostruire quello che è accaduto nel pomeriggio di venerdì 4 ottobre.

È accusato di omicidio plurimo e tentato omicidio Alejandro Augusto Stephan Meran, l’uomo di 29 anni che avrebbe entrambi gli agenti. Meran si è avvalso della facoltà di non rispondere agli inquirenti. I quali ritengono che sussista il pericolo di fuga e di reiterazione di reato. Per questo ne hanno chiesto la custodia cautelare in carcere.

Gli investigatori hanno sequestrato le fondine delle pistole dei due agenti per verificarne l’integrità. E scoppia la polemica.

Non risulterebbero danni da comprometterne la funzionalità, ufficialmente. Diversa, però, la posizione del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap). “Nella vicenda dei due agenti uccisi ci sono stati problemi con le fondine – si dice -. Al primo è stata sfilata la pistola perché aveva una fondina vecchia, in quanto quella in dotazione gli si era rotta. Al secondo agente ucciso, la fondina sarebbe stata strappata dalla cintura quando ormai era già in terra inerte”.

Dura la replica del Dipartimento della pubblica sicurezza. “Allo stato attuale degli accertamenti, in assenza di testimoni e documenti video, è priva di fondamento ogni arbitraria ricostruzione della dinamica”. Si tratterebbe di “speculazioni generate da un rappresentante del Sap nel tentativo di correlare la tragica morte di Matteo e Pierluigi all’inadeguatezza dell’equipaggiamento in dotazione”.

Si apprendono intanto nuovi particolari della sparatoria: Meran avrebbe esploso in tutto ben 23 colpi di arma da fuoco. Dopo aver sottratto la pistola all’agente Pierluigi Rotta, gli avrebbe sparato due volte. Uditi gli spari, l’altro agente, Matteo De Menego è uscito dall’ufficio ed è stato raggiunto da tre colpi. Intanto il fratello di Meran, Carlysle, si era barricato in un ufficio. Poi è fuggito, quindi alcuni agenti lo hanno bloccato.

Mi dispiace tanto, non so come chiedere perdono a queste famiglie” ha detto Betania, la madre del presunto assassino plurimo. “Prego Dio che dia loro pace e che un giorno possano perdonare. Mi dispiace per quello che ha fatto mio figlio – ha aggiunto commossa – cosa si può dire ad un padre che perde un figlio o a un figlio che perde il padre? Non c’è nulla che si possa dire per confortare un dolore così”.

Anche il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha ricordato i due agenti uccisi: “Questo applauso di affetto, riconoscenza e dolore – ha detto al termine del lungo applauso che i partecipanti alla cerimonia per i 180 anni della ferrovia Napoli-Portici hanno rivolto, in piedi, alla memoria dei due poliziotti – esprime il sentimento del Paese. La nostra vita procede e si sviluppa attraverso l’azione quotidiana di tante persone sconosciute, servitori dello Stato, come i due agenti assassinati a Trieste”.

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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