Il mondo della danza internazionale piange in queste ore la scomparsa di Alberto Testa. Lo storico coreografo, insegnante e curatore di diversi spettacoli tra i più apprezzati, dopo oltre mezzo secolo di carriera è venuto a mancare nella notte del 4 ottobre, nella sua abitazione a Torino.

Non ancora chiaro il motivo esatto del decesso; l’età avanzata del coreografo, unito ad un periodo di forte malessere iniziato la scorsa estate, deve aver portato alla forte debilitazione fisica degli scorsi giorni. Si dice che la scomparsa dell’amico di sempre, Franco Zeffirelli, possa aver avuto un ruolo nel peggioramento delle condizioni di Testa, venuto poi a mancare a pochi giorni dal suo novantasettesimo compleanno.

Dagli esordi come coreografo per Visconti e Zeffirelli, al trionfo da giornalista e professore: ci lascia a quasi 97 anni Alberto Testa, fondatore del Premio Positano

Il “Prof”, così veniva chiamato affettuosamente Alberto Testa nel mondo della danza. Nato nel 1922, laureato in Lettere in gioventù e fattosi le ossa come giornalista, raggiunse la fama da coreografo a partire dagli anni ’60. Nei decenni successivi, il suo lavoro marchiò a fuoco le opere cinematografiche di Luchino Visconti e dell’amico Franco Zeffirelli.

Il suo lavoro divenne familiare anche al pubblico delle sale, e la sua figura si affermò al di fuori dei circuiti specializzati. Per trent’anni professore all’Accademia di Danza di Roma, critico per La Repubblica fin dagli anni della fondazione, vincitore di svariati premi e riconoscimenti in Italia e nel mondo, il suo testamento più importante è forse l’istituzione del Premio Positano. Dal 1969 ad oggi, la manifestazione istituita da Alberto Testa è probabilmente la più importante e riconosciuta d’Italia.

Tra i tanti messaggi recapitati alla famiglia e agli eredi di Alberto Testa, segnaliamo in particolare le toccanti parole di Sara Zuccari, direttrice di Velvet, fondatrice del Giornale della Danza e sua allieva storica. “Mi ha insegnato tutto di questo mestiere“, le parole dell’in memoriam. “Come muovermi, come scrivere, come affrontare la passione e le delusioni di questo lavoro. Oggi la danza ha perso la sua entità, una memoria storica di  valore inestimabile. Un professionista che ha segnato i destini di molti di noi. Chi lo ha conosciuto deve ritenersi fortunato“.