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‘No Brexit’ a Parigi, trionfano le tre ladies della moda inglese: Stella McCartney, Vivienne Westwood e Givenchy [ESCLUSIVA]

Nel segno del verde e della sostenibilità, trionfano sulle passerelle francesi del prêt-à-porter per la prossima estate le tre ladies della moda inglese.

Stella McCartney

Quando nel 2001 Stella McCartney presentò la sua collezione animal free, senza alcun impiego di pelle animale e realizzata nel segno di una sostenibilità etica e ambientale, il mondo della moda era ancora molto distratto e assente su quei temi della salvaguardia del pianeta che oggi tutti si sentono in dovere, per le più svariate ragioni, di cavalcare. Greta con le sue testarde treccine non era ancora nata e l’industria della moda, una delle più inquinanti del pianeta, continuava la sua strada senza porsi troppe domande.

A distanza di 18 anni, quella che oggi si può definire la vera paladina da tempi non sospetti di uno stile green e aperto ad altri valori, gli stessi  che piacciono tanto e da sempre anche a Vivienne Westwood, che non a caso era presente alla sfilata di Stella, porta a casa il suo più grande risultato: quello di una prima collezione sostenibile per il 75 per cento.

Eco friendly dalla testa ai piedi, la sfilata si svolge come di consueto all’interno dell’Opera Garnier dove gli ospiti vengono accolti dalla musica di Donna Summer, “Love to love you baby”, indimenticabile super hit degli anni ’70, e dall’installazione artistica firmata da Dick Straker che proietta immagini di ogni specie di animale nell’atto dell’accoppiamento.

Sotto i riflettori della prima collezione realizzata nell’era LVMH e presentata davanti ad un ricchissimo parterre di ospiti che contempla anche papà Paul, abiti dalle linee fluide e scivolate, anche in morbidi plissé dorati, giacche dal taglio sartoriale come impone la tradizione inglese della scuola di Sawile Row, vestiti a stampa giardino inglese, memoria di familiari e infantili scampagnate.

Vivienne Westwood

Jeans e libertà, eleganza e cura, anche del pianeta, le parole chiave dei capi realizzati in tessuti di poliestere riciclato, viscosa sostenibile e cotone organico. Connettersi con l’universo è quanto interessa a Vivienne Westwood e a suo marito Andreas Kronthaler, che si dichiara ispirato da tante immagini apparentemente slegate tra loro: il film su Amadeus e le atmosfere alla Mozart, i venditori ambulanti con le stampelle dei vestiti sulle spalle e la Venere del Botticelli che esce dal mare con la conchiglia in testa, Bella Hadid con una nuvola di tulle bianco per cappello, un pesce come decoro e acconciatura, grido per la salvaguardia del mare.

Ce n’è per tutti, però l’insieme, strano ma convincente, piace per lo stile libero e senza rete tipico di Westwood ma anche per la coerenza di una collezione che ancora una volta ribadisce i suoi valori, non solo sartoriali, e lavora con Wastemark, raccogliendo rimanenze di magazzino dalle migliori aziende tessili italiane per realizzare i vestiti: reduse, reuse, rethink. Ovvero, riduci, riusa, ripensa.

Givenchy

New York e Parigi nel 1993. Un periodo e due metropoli dallo stile completamente diverso ma caro al cuore di Clare Waight Keller, designer britannica che proprio agli inizi degli anni ’90 cominciò a lavorare nella moda grazie a Calvin Klein e che oggi invece ricopre il ruolo di direttore creativo Givenchy, una vera istituzione per stile ed eleganza.

Riferimenti lampanti allo sporty americano e al quell’attitudine di più disinvolta eleganza arrivano dai completi blazer e jeans strappato, che poi è denim vintage e recuperato. Importante tutta la serie di capi in pelle mano guanteria, tagli puliti, colori classici, silhouette veloci, completi bermuda e corpetti-corazza dall’aria energica e urbana.

Ispirati a Parigi sono invece i vestiti dai volumi morbidi e le bluse a stampa fiori, in una moderna dolcezza affidata ad un mondo botanico lavorato in 3D. E il confronto su cui punta la Waight Keller tra l’estetica minimalista  della working girl degli anni ’90 e le silhouette più romantiche della parisienne, convince perché alla fine la ragazza in passerella è elegante e tosta ma anche tenera. Forse proprio come lei.

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