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Thegiornalisti al Circo Massimo: la fine dell’estate tra le polemiche

“Facciamo finta che siamo nel salotto di casa mia, che se penso di stare al Circo Massimo vado nel panico”. Parola di Tommaso Paradiso, leader dei Thegiornalisti, band che sabato 7 settembre ha tenuto banco in uno dei palchi più prestigiosi (e più grandi) di Roma. Lo spettacolo è iniziato nel segno della musica, con “Completamente”, brano che li ha consacrati al grande pubblico e che ha impazzato nelle radio per mesi, contribuendo notevolmente al successo di oggi.

Thegiornalisti al Circo Massimo tra dance, romanticismo e ospiti

Il pubblico risponde subito al richiamo della musica: canta, balla, si dimena. I giovanissimi si dividono tra selfie e stories e sono pronti ad accendere le luci dei loro smartphone quando Tommaso Paradiso chiede loro di farlo. L’occasione è di tutto rispetto: il brano “Questa nostra stupida canzone d’amore”, con il leader della band che canta emozionato, accompagnato al piano dall’amico Dardust, musicista e compositore.

Spazio anche agli ospiti o, per dirla alla Paradiso, ai miei “fratelli”. Prima Franco126, con cui duetta sulle note di “Stanza Singola”, scaldando il pubblico romano. Poi arrivano Luca Carboni (“il genio dell’it-pop”, lo definisce il leader dei Thegiornalisti) ed Elisa, con cui canta prima “Tra la strada e le stelle”, poi “Da sola in the night”. Infine Calcutta, amico fraterno del cantante; insieme intonano “La fine dell’estate” e mandano in visibilio il pubblico.

Tommaso Paradiso, emozione e polemiche

Tommaso Paradiso fa davvero finta di essere nel salotto di casa, interagisce con il pubblico delle prime file, intona qualche nota qua e là, poi cambia; interrompe e poi ricomincia. Chitarra al braccio, con i compagni di sempre Marco Primavera e Marco Antonio Musella, danno vita anche a un breve live acustico in ricordo dei loro inizi nei piccoli club della capitale. C’è tutto in questo concerto: le canzoni meno conosciute e quelle che hanno fatto ballare mezza Italia, l’anima intimista e quella sfrenata, in puro stile anni ’80. Un concerto completo, in un certo senso; popolare nella sua accezione migliore, perché fa contenti tutti e non è roba da poco.

Nelle due ore abbondanti di musica – 26 le canzoni in scaletta – c’è spazio anche per qualche piccola polemica: “Fate sentire quanti siete, a dispetto di quei giornali che scrivevano che saremmo stati in quindici”, dice Paradiso al suo pubblico. 25.000, 30.000, 50.000 persone? Ma che importa poi in questa sera di fine estate, con la brezza romana che soffia lenta ma inesorabile, con la voglia ancora di tenersi stretto per un po’ il sapore delle vacanze. Alla fine le persone saranno molte di più, come confermato dallo stesso cantante su Instagram: “Eravamo 45mila anime, scusate se prima di scrivere della magia della serata parlo di cose noiose, ma è tutta l’estate che voglio togliermi qualche sassolino dalla scarpa“.

Ma torniamo appunto alla magia, a un finale di concerto che non poteva essere altrimenti. Un boom che esplode nel cuore di Roma quando il pubblico si scatena sulle note dei tre grandi tormentoni delle ultime estati: “Riccione”, “Maradona y Pelé” e “Felicità Puttana”. “Questa è stata la serata più bella della mia vita”, dice Tommaso Paradiso prima di intonare l’ultima canzone e lasciare che sia la musica a fare il suo dovere.

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